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"L'Europa apra le porte del cuore"

Ad un anno di distanza da una delle più grandi tragedie dell'immigrazione che si possa ricordare

02 ottobre 2014

Domani sarà passato un anno. Una esatto da una delle più grandi tragedie dell’immigrazione che si possa ricordare. Il 3 ottobre del 2013, 368 migranti morivano in un tragico naufragio presso le coste di Lampedusa.

Ieri, una delegazione di superstiti e familiari del naufragio ha incontrato Papa Francesco. "Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!". Così l’esordio commosso del Papa.
La delegazione era composta di 37 persone, tutti eritrei (oltre 20 superstiti e alcuni familiari), provenienti da diversi Paesi europei dove hanno trovato accoglienza, spesso presso familiari che già vi si trovavano. Fra questi Paesi si possono enumerare Germania, Svezia, Norvegia, Olanda, Danimarca. Altri superstiti sono ancora in arrivo per unirsi alla delegazione in occasione delle commemorazioni di domani a Lampedusa.

Papa Bergoglio ha rivolto ai presenti in italiano alcune parole commosse: "Sento cose che non si possono dire perché non si trovano le parole per dirle. Tutto quello che avete sofferto si contempla nel silenzio, si piange e si cerca il modo di essere vicini". E ancora: "A volte quando sembra di essere arrivati al porto ci sono cose durissime. Si trovano porte chiuse e non si sa dove andare. Ma ci sono molte persone che hanno il cuore aperto per voi. La porta del cuore è la più importante in questi momenti. Chiedo a tutti gli uomini e donne di Europa che aprano le porte del cuore! Voglio dire che sono vicino a voi, prego per voi, prego per le porte chiuse perché si aprano!".

In questi giorni è stata presentata una proposta di legge perché il 3 Ottobre sia riconosciuto come "Giornata in ricordo delle vittime del mare". Alcuni dei presenti hanno anche potuto compiere in questa occasione i test predisposti dalle autorità italiane competenti per il riconoscimento di alcune delle salme non ancora identificate. A Lampedusa, infatti, tramite un book di foto e dei dati delle salme di quel tragico naufragio, si spera di trovare la verità su quei corpi senza vita e ancora senza nome.
Sull'Isola a fare compagnia ai parenti dei profughi arrivati da mezza Europa ci sono poliziotti e psicologi. Ma c'è soprattutto il desiderio di conoscere dove sono sepolti i propri cari che hanno perso la vita nel Mediterraneo, il mare diventato una fossa comune per i migranti che non sono riusciti a raggiungere le coste italiane.

"I colloqui con i parenti delle vittime dei naufragi di Lampedusa del 3 e 11 ottobre 2013 sono partiti oggi", ha spiegato il prefetto Vittorio Piscitelli, commissario straordinario del governo per le persone scomparse. "In una struttura medica protetta, a Roma - ha spiegato ancora - le famiglie dei migranti sono state accolte dai medici della Polizia Scientifica, con l'assistenza di psicologi dell'Associazione psicologi per i popoli e i medici dell'Istituto Labanof di Milano", con cui è stato siglato un protocollo d'intesa per favorire il riconoscimento e l'identificazione dei corpi senza identità delle vittime dei naufragi di Lampedusa dell'ottobre del 2013.
Il book messo a punto conta migliaia di foto, scattate dalla Polizia scientifica al momento del rinvenimento dei corpi. Circa 10 dvd con persone che attendono di avere nuovamente un nome. Perché dietro quei cadaveri c'è una storia che va ricordata.
"Per ora sono circa trenta le famiglie coinvolte - ha detto il prefetto - ma nei prossimi giorni il progetto si allargherà per dare a tutti i parenti della vittime la possibilità di identificare i propri cari".

Piscitelli spiega la procedura con cui si arriva all'identificazione. "C'è un book fotografico -dice- con scatti eseguiti a suo tempo dalla Scientifica. Le foto sono state organizzate dagli esperti dell'Istituto Labanof di Milano in modo da poter arrivare a un sospetto di identificazione. Con metodologie scientifiche appropriate applicate ai diversi casi -attraverso l'analisi di segni, impronte dentali ma a volte anche tatuaggi- si procede a un sospetto di identità. Si approfondisce quindi il caso con altre metodologie e ricerche, fino al tampone boccale e al Dna". Un'operazione, rimarca il commissario straordinario del governo per le persone scomparse, "che è un fatto di polizia ma anche di umanità. Gli psicologi aiutano le famiglie ad affrontare la prova, perché riconoscere un proprio familiare da una foto e da altri dati, è un'operazione delicata".
"Le famiglie che identificheranno i corpi rivenuti nel mare di Lampedusa - ha poi assicurato il prefetto - potranno avere notizie e indicazioni del luogo di sepoltura delle vittime. In occasione della commemorazione di venerdì 3 ottobre, a Lampedusa, i parenti delle vittime potranno far visita ai propri cari per deporre un fiore o pregare".

"Questo - ha rimarcato Piscitelli - è un protocollo sperimentale. Un progetto per dare alle famiglie la possibilità di identificare i propri cari. Operiamo con professionalità ma anche con profonda umanità, in sinergia con il ministero dell'Interno e l'Università di Milano e faremo tutto il possibile perché le operazioni vadano a buon fine". "I parenti delle vittime che risiedono in Europa potranno venire in Italia - sottolinea Piscitelli - in strutture che potranno essere allestite in ogni regione, e di volta in volta, quando avremo notizia della disponibilità di queste persone per effettuare i riconoscimenti".
I familiari sono stati contattati dal Comitato 3 Ottobre e dall'Associazione Borderline-europe e provenienti in massima parte del nord e centro Europa. "Abbiamo coinvolto associazioni e anche la Croce Rossa - fa notare il prefetto - per veicolare la notizia del protocollo e la possibilità di poter identificare i propri cari" che hanno perso la vita nella tragedia al largo di Lampedusa. "L'auspicio - ha concluso il commissario straordinario del governo per le persone scomparse - è che queste operazioni possano concludersi in tempi relativamente brevi e dare il massimo risultato possibile, considerato anche il tempo di permanenza dei corpi nelle acque del mare".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, Repubblica/Palermo.it]

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02 ottobre 2014
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