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Pizzo sì, ma con fattura e garanzie...

Arrestati a Palermo due ''esattori del pizzo'' posti al vertice del clan per volontà dei Lo Piccolo

06 giugno 2008

La scorsa notte gli agenti della Squadra mobile di Palermo hanno arrestato due pregiudicati accusati di associazione mafiosa e tentata estorsione aggravata ai danni di un commerciante. I due, scarcerati da poco, sono Francesco Russo, 47 anni, detto 'Diabolik', arrestato nel 2000 per associazione mafiosa - nell'ambito di un'operazione antimafia - e uscito di carcere nel novembre del 2006, e Michele Siragusa, 64 anni, ex commerciante di oro, finito in carcere un la prima volta nel 1997 e scarcerato il 5 maggio dell'anno scorso.
Russo e Siragusa sono finiti in manette con l'accusa di tentata estorsione nei confronti di un commerciante di Borgo Vecchio, quartiere che da sempre ospita uno degli storici mercati all'aperto del Capoluogo siciliano. In particolare, come ricostruito dal pm Maurizio De Lucia, che ha coordinato l'inchiesta, i due avrebbero estorto del denaro a un commerciante, che non ha mai denunciato gli estortori, e in cambio avrebbero dato la garanzia dell'anonimato. Per evitare che, in caso di ritrovamenti di libro mastro da parte delle forze dell'ordine, i commercianti venissero chiamati a testimoniare, i due avrebbero assicurato che i loro nomi non sarebbero mai apparsi su nessuna documentazione. Non solo. Nell'indagine sono emerse anche 'false fatturazioni', sempre nell'ambito dell'illegalità naturalmenteme (fatture per consulenze mai effettuate o per acquisto di materiale), così come la 'falsificazioni dei bilanci', come confermato dagli investigatori.

I due malviventi, che adesso si trovavano in regime di sorveglianza speciale, ordinata dal gip Maria Pino, del tribunale di Palermo, su richiesta del pm De Lucia, sono stati incastrati soprattutto dalle dichiarazioni di due pentiti di mafia, che da pochi mesi collaborano con la giustizia, Antonino Nuccio detto ''Pizza'' e Andrea Bonaccorso detto ''u sculurutu'', entrambi fedelissimi del boss Salvatore Lo Piccolo. Russo e Siragusa, personaggi storicamente inseriti in Cosa nostra, sarebbero stati in grado, secondo gli inquirenti, di riorganizzare la famiglia di "Borgo vecchio" dopo i recenti arresti dei vertici della cosca. A confermarlo anche le dichiarazioni di Bonaccorso e di Francesco Franzese, ''Franco di Partanna'', braccio destro di Sandro Lo Piccolo, figlio di Salvatore, anche lui collaboratore di giustizia.
Secondo Nuccio e Bonaccorso, Francesco Russo e Michele Siragusa sarebbero stati posti al vertice del clan per volontà dei Lo Piccolo: "Finché c'era Angelo Monti che gestiva il quartiere del Borgo - ha raccontato Nuccio ai pm - andava tutto bene. Poi, quando lo hanno arrestato, è subentrato il fratello Domenico, Mimmo. Però c'erano un po' di lamentele e io ne parlavo con Andrea Bonaccorso, in quanto da ragazzo Monti era un tossicodipendente. Così i Lo Piccolo tendevano a fare mettere al Borgo uno dei Siragusa, quello che era stato detenuto nel carcere di Bologna con Calogero Lo Piccolo". Quest'ultimo è uno dei tre figli di Salvatore Lo Piccolo, ed è stato nuovamente arrestato nel dicembre scorso, un mese e mezzo dopo il padre e il fratello, perché ritenuto il loro sostituto al vertice dei clan palermitani. La polizia ha accertato che Lo Piccolo era stato detenuto con Michele Siragusa, dal 2000 al 2005, nel carcere di Bologna. "Calogero - ha detto ancora Nuccio ai pm - aveva un po' a cuore Siragusa. E proprio lui, con Francesco Russo, detto Diabolik, si lamentava. Erano loro due infatti che precedentemente gestivano il Borgo, ma Tommaso Lo Presti non ne voleva sapere niente ed è rimasto questo Mimmo Monti".

A carico dei due, oltre agli appostamenti e le intercettazione ambientali degli agenti della mobile di Palermo, sono gravate anche le dichiarazioni di un commerciante taglieggiato titolare di una rivendita di autoricambi che ha raccontato agli investigatori che il quartiere di Borgo Vecchio, per gli esattori del pizzo, era diviso in tre zone e che i riscossori per conto dei clan facevano capo ai due capimafia arrestati.
"L'operazione - ha spiegato ieri durante la conferenza stampa il capo della squadra mobile di Palermo, Maurizio Calvino - ha comportato l'incrocio di diverse attività: il monitoraggio continuo degli spostamenti delle persone interessate, le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia che hanno confermato i sospetti e, infine, le intercettazioni captate dalle apparecchiature installate nell'attività del commerciante. Eravamo convinti che intrattenessero summit di mafia e abbiamo invece scoperto le richieste estorsive".
"L'iniziativa è della polizia giudiziaria - ha detto Maurizio De Lucia, sostituto procuratore della Dda di Palermo, che ha coordinato l'operazione - ma in generale i commercianti stanno cominciando a collaborare con la giustizia e diventano un numero consistente. Naturalmente le denunce sono ancora molto poche rispetto all'entità delle estorsioni. Ma non c'è dubbio che la situazione è molto diversa rispetto a qualche anno fa. Registriamo, ad esempio, alcune denunce spontanee che fino a qualche anno fa ci sognavamo".

"La nostra è una mentalità di merda" - Per settimane gli agenti della Mobile di Palermo hanno intercettato le conversazioni di una delle nuove vittime del racket imposto da Franco Russo e Michele Siragusa, al titolare di un negozio di caffè di Borgo Vecchio. In diretta, attraverso le microspie, hanno potuto ascoltare il racconto del commerciante che, sfogandosi, narrava ad un amico le fasi del taglieggiamento...
"E' venuto Franco Russo e mi ha detto: 'Tu devi fare quello che dico io, devi prendere mille euro e glieli devi portare, perchè altrimenti ti faccio saltare tutte cose in aria. Abbiamo scassato a tuo suocero e  scasso pure a te. Non ci vuole niente, quando tu esci fuori ti buttano l'acido in faccia.  Io te lo sto dicendo, portami mille euro, altrimenti prendi le valige e te ne puoi andare". Nel corso del suo racconto, il commerciante spiega di avere avvisato l'estortore di aver difficoltà economiche, ma Russo non aveva voluto sentire ragioni, confermando la richiesta di mille euro annui e concedendo al rivenditore un documento fiscale falso per giustificare l'esborso. "Poi eventualmente se hai bisogno - gli avrebbe detto - ti  posso procurare una pezza d'appoggio".
Drammatico lo sfogo della vittima che dice al suo interlocutore: "Franco, io mi sto disgustando, ti giuro, io andrei via dalla Sicilia, mi dovete credere. Perchè mi sto disgustando di questa terra. Questo Sud sta rompendo, ci sta consumando". "Ogni giorno vedi sul giornale: 'arrestati questi per mafia, arrestati quelli per pizzo' e ad un certo punto dici, puttana della miseria, ma non finiscono mai? A un certo punto, dico che la colpa è nostra  perchè il cervello nostro, è la mentalità di merda nostra. E' un fattore storico che negli anni si è rafforzato".

Anche grazie a questo "racconto in presa diretta" gli agenti hanno potuto arrestare i due boss, tornati a riscuotere dopo avere scontato una condanna per mafia ed estorsione. I colloqui sono trascritti testualmente come riportati sull'ordine di custodia cautelare. "La delinquenza, la delinquenza sta ovunque - dice il commerciante - Però certe cose solo noi le riusciamo a tollerare. Io mi ricordo molti anni fa un collega, quando facevo il corso di Livorno, mi raccontò che praticamente ad un certo punto capitò una banda che iniziò a chiedere il pizzo. Siccome lì non è radicata come qua la mentalità... questi si sono passati la voce uno con l'altro, i negozianti, non li denunciarono, Ciro. Li aspettarono in mezzo alla piazza e li scannarono a tutti e quindici come i porci". "Questo ci vorrebbe - annuisce il suo interlocutore - la violenza sopra la violenza"[La Sicilia]

[Informazioni tratte da Adnkronos.com, Repubblica.it, Il Sole 24ORE.com, La Sicilia.it]

[Le foto di Borgo Vecchio sono di Sergio Calleja (www.flickr.com)]

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06 giugno 2008
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