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Pizzo, paura, omertà

Ancora troppi i palermitani terrorizzati dal pizzo, così impauriti da essere disposti a diventare complici dei propri aguzzini

11 marzo 2008

Secondo i dati (raccolti ad aprile del 2007) resi noti ieri mattina dall'associazione Addio Pizzo, nel corso di una manifestazione al cinema Metropolitan di Palermo, solo 18 commercianti (il 2,2 %) su 720, che hanno risposto alle domande di un questionario antiracket, hanno ammesso che pagherebbero il pizzo nell'ipotesi che gli venisse chiesto. Non lo pagherebbero, e cercherebbero il sostegno di un'associazione, invece il 23,3 per cento cioè 191 mentre 179, il 21,7%, denuncerebbero l'estorsione immediatamente alle forze dell'ordine.
Secondo i dati del questionario (ne sono stati dati 2000 ma quelli riconsegnati sono stati 823 di cui 103 senza risposte) distribuito ai commercianti dagli alunni di 77 scuole, accompagnati dai professori, 51 commercianti (il 6,2 per cento) cercherebbero di risolvere la questione trattando, cercando di contattare i boss tramite un amico. Sono invece 231, il 28,1%, quelli che hanno dichiarato che preferirebbero chiudere l'attività commerciale  piuttosto che pagare...

Lo Piccolo, negozianti alla Mobile solo uno su quattro ammette il pizzo

di Salvo Palazzolo (la Repubblica/Palermo, 07 marzo 2008)

I commercianti citati nel libro mastro dei Lo Piccolo stanno cominciando a sfilare sotto l'arco della squadra mobile di Palermo. In silenzio. Con una convocazione in tasca, «Voglia presentarsi presso gli uffici della sezione Criminalità organizzata». Per «riferire». Al momento, «come persona informata sui fatti».
Dopo la prima tornata di indagini, la Procura ha disposto il tanto atteso (o temuto, a seconda dei punti di vista) inizio delle audizioni delle vittime del pizzo, quelle che sino ad oggi non hanno mai denunciato, nonostante gli appelli del questore, del procuratore e delle associazioni antipizzo.
Dei primi venti convocati, solo cinque hanno ammesso. Gli altri continuano a negare di essersi mai trovati davanti agli esattori dei Lo Piccolo. Com'è prassi, purtroppo ormai da anni, ai funzionari di polizia che conducevano l'interrogatorio non è rimasto che avvertire sulle possibili conseguenze di quel silenzio. I commercianti non hanno cambiato idea. «Non conosco», «non so», «non ho mai visto», «non so spiegarmi perché il nome della mia ditta sia finito in quella lista ritrovata ai Lo Piccolo al momento del loro arresto». Adesso, rischiano un'accusa di favoreggiamento. Rischiano di trovarsi sullo stesso banco degli imputati con i propri carnefici, i mafiosi.

Le convocazioni in questura proseguono. Sono un centinaio i nomi della lista preparata da poliziotti e magistrati dopo un attento esame della documentazione sequestrata. Il pool coordinato dal procuratore aggiunto Alfredo Morvillo ha ottenuto informazioni molto interessanti sull'impresa del racket e le sue vittime anche dai nuovi collaboratori di giustizia: alle indicazioni dei pizzini sono così arrivati riscontri e ulteriori indicazioni, sulle modalità di riscossione del pizzo ad esempio, sulle tariffe e persino sugli sconti.
La maggior parte dei commercianti convocati continua a negare. Eppure, alcuni dei più influenti uomini del racket non passavano proprio inosservati. I primi a parlarne sono stati Francesco Franzese e Antonino Nuccio, finiti in carcere all'inizio di agosto dell'anno corso. Molte indicazioni hanno offerto sulle imposizioni che venivano fatte a Mondello. Ma il libro mastro delle estorsioni va molto oltre, arrivando ai negozi più in vista del centro città.

Il tempo degli appelli ai commercianti è dunque finito. I giovani delle associazioni antipizzo stanno comunque provando ancora a mediare. E in Procura si spera che quelle cinque ammissioni diventino presto molte di più. Nessuno si fa illusioni. Di certo, un nuovo processo ai commercianti omertosi sarebbe un duro colpo al percorso che le associazioni stanno portando avanti fra tante difficoltà. Ma un processo all'omertà dei commercianti palermitani già si intravede all'orizzonte.
Oggi, chi nega il pizzo non rischia soltanto una condanna per favoreggiamento, ma anche l'obbligo di risarcire, con tutti gli altri imputati, le organizzazioni antiracket e di categoria costituite parte civile. Così ha disposto nelle scorse settimane il giudice dell'udienza preliminare Mario Conte, condannando uno dei concessionari più noti della città, Luigi Spataro, a sei mesi per favoreggiamento e al risarcimento, «in solido» con gli altri imputati, il fior fiore della cosca della Noce. Anche quella indagine era già significativa delle statistiche della ribellione antimafia: su quindici commercianti interrogati solo due hanno ammesso il pagamento del pizzo.

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11 marzo 2008
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