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A Catania ''braccia rubate all'agricoltura''. Scoperta una truffa milionaria a danno dell'Inps

Tre organizzazioni criminali reclutavano disoccupati catanesi che diventavano falsi agricoltori

17 novembre 2005

Ventitrè arresti, 15 milioni di euro frodati all'Inps, 5.000 falsi braccianti: questi i numeri di una truffa a Catania ai danni dell'ente previdenziale, scoperta nei giorni scorsi dalla Guardia di Finanza.
Sono state emesse due ordinanze di custodia cautelare, una firmata dal gip Antonino Fallone, l'altra dal gip Alba Sammartino. I provvedimenti riguardavano in totale 24 persone, ma gli arresti eseguiti sono 23 perché un indagato è sfuggito alla cattura. Effettuate anche una settantina di perquisizioni presso le sedi di imprese, gli studi di diversi professionisti, e uffici pubblici. Disposto anche il sequestro di beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie per circa 5.500 euro.

Nell'operazione, denominata ''Bra - Braccia rubate all'agricoltura'', sono stati impegnati oltre 300 finanzieri. Tra gli arrestati ci sono anche un funzionario della sede Inps di Catania, Antonino Contino, 63 anni, suo figlio Mario, 37 anni, e quattro funzionari di un patronato, Vincenzo Di Mari, 39 anni, Giuseppe Battaglia, 45 anni, Agatino Mazzeo, 39 anni, e Pietro Scalisi, 45 anni.
Gli indagati sono accusati a vario titolo di associazione a delinquere finalizzata alla truffa e al falso.
Secondo gli inquirenti, nel Catanese operavano tre organizzazioni criminali che procuravano l'erogazione dell'indennità di disoccupazione dell'Inps a favore dei falsi braccianti. Erano state costituite a questo scopo aziende agricole fittizie, che certificavano l'assunzione dei falsi braccianti. A capo dei tre gruppi c'erano secondo gli inquirenti Agatino Di Stefano, 52 anni, pregiudicato, noto come ''zio Tino'', i fratelli Alfio e Vittorio Toscano, rispettivamente di 55 e 32 anni, e Antonino Strano, 41 anni. Le ditte fantasma erano sparse tra i Comuni di Paternò, Adrano, Bronte, Scordia, Biancavilla, e Santa Maria di Licodia.

Per le tre organizzazioni lavoravano anche diversi ''procacciatori'' che reperivano le persone disponibili a essere ''assunti'' come (falsi) braccianti: questo era il ruolo, secondo l'accusa, di Graziano Balsamo, Carla Abate, Erasmo Michele Barberio, Francesca Motta, Nunzia Condorelli. I falsi documenti attestanti l'esistenza delle ditte e l'assunzione dei lavoratori venivano prodotti dallo studio professionale della ragioniera Rosaria Toscano, 44 anni, sorella di Alfio e Vittorio Toscano, e dai funzionari dei patronati. Le tre organizzazioni riuscivano anche a venire in possesso dei tabulati dell'Inps relativi alle erogazioni dell'assegno di disoccupazione per i falsi braccianti: in tal modo veniva riscontrato l'avvenuto pagamento, del quale metà andava al bracciante e metà agli organizzatori della truffa.
Tra i falsi braccianti agricoli, la Guardia di Finanza ha individuato anche un siciliano da tempo residente nel Lussemburgo e che veniva periodicamente a Catania solo per incassare l'assegno di disoccupazione dell'Inps. I lavoratori fittizi erano però in maggioranza persone disoccupate e bisognose, residenti nella provincia di Catania: sono stati documentati casi di interi condomini i cui abitanti erano tutti stati reclutati come falsi braccianti. L'Inps, oltre ad aver sborsato milioni di euro per prestazioni previdenziali non dovute, ha subito anche la beffa dell'evasione contributiva: le 18 aziende agricole fantasma infatti non effettuavano alcun versamento per i braccianti che dichiaravano di avere assunto.

Un ''plauso'' alla Guardia di Finanza e alla magistratura per l'operazione, viene dalla Flai-Cgil siciliana che ha annunciato la costituzione di parte civile nell'eventuale processo. ''E' un contributo importante - dice Salvatore Lo Balbo, segretario generale della Flai Cgil siciliana - per portare la legalità nelle campagne, dove di legalità ce né davvero poca, come il sindacato ha denunciato per ultimo il 20 settembre in un convegno proprio a Catania. Sia chiaro tuttavia - aggiunge - che i braccianti sono vittime di questo sistema criminoso e come sindacato mettiamo a disposizione i nostri uffici legali  affinché vengano loro riconosciuti i diritti''. Lo Balbo rileva che ''il suddetto sistema criminoso si è sviluppato da tempo e si fonda sullo sfruttamento del bisogno da parte di persone senza scrupoli che costringono i lavoratori agricoli a comprare le giornate previdenziali e a chiedere le prestazioni attraverso falsi patronati che impongono trattenute esose e consulenti compiacenti''. Lo Balbo ha specificato che ''su tutto ciò ci sono pure buone responsabilità di chi come Inps e Inail dovrebbe controllare e non lo fa, e di fatto tollera o peggio tacitamente acconsente a queste situazioni. Basta pensare - ha inoltre sottolineato - che l'Inps nella provincia di Catania ha fatto in un anno poche decine di controlli''.
Il segretario della Flai ha conclude sottolineando che ''la vicenda recente si inserisce nel più vasto contesto, più volte denunciato dal sindacato, di lavoro nero, sottosalario, immigrazione clandestina, illegalità''.

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17 novembre 2005
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