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A Marsala (TP) le patologie tumorali sono in aumento. Sotto accusa i pesticidi

Le opinioni dei medici a proposito sono divise, ma c'è anche l'inquietante ipotesi di due pentiti

03 gennaio 2004
Pesticidi, alimentazione, radioattività... Quali sono le reali cause dell'elevato tasso di patologie tumorali a Marsala? E poi è davvero così elevata, rispetto alla media nazionale, la percentuale di persone che si ammalano di cancro nella città?
Queste e tante altre le domande che i medici e i cittadini di Marsala si pongono, ma purtroppo di risposte certe non c'è ne sono. Si è cercato di fare chiarezza sulla questione nell'incontro scientifico organizzato, qualche settimana fa, con il Consorzio di Ricerca del Rischio Biologico in Agricoltura (Co.Ri.Bi.A).

I risultati tutt'altro che positivi dato che le opinioni dei medici, a proposito, sono divise. In effetti  "prove certe che il tasso di tumori registrati a Marsala e nelle zone limitrofe sia più alto che altrove - ha affermato il professor Ignazio Carreca, titolare della cattedra di Oncologia Medica all'Università di Palermo - ancora non ne abbiamo, ma di indizi ce ne sono senz'altro. In tutta questa zona c'è sicuramente un probabile aumento di patologie tumorali legato a vari fattori. Almeno queste sono le notizie che circolano in campo medico. Allo scopo di organizzare un ambulatorio di oncologia, siamo qui soltanto da un paio di mesi. Un breve periodo nel quale, però, qualcosa abbiamo già rilevato".

Sotto accusa,  secondo Carreca, prima di tutto l'inquinamento ambientale provocato dai pesticidi utilizzati in agricoltura che si infiltrerebbero nelle falde acquifere. Scettico in proposito è invece, l'assessore comunale alle Politiche socio-sanitarie Paolo Pellegrino, anch'egli medico. "I pesticidi - sostiene - penetrano nella terra per appena  40 cm mentre il livello della falda dove sono i pozzi del nostro acquedotto è a 36 metri dal suolo. E poi dalle analisi non è mai emerso nulla. Bisognerebbe indagare nel campo dell'alimentazione".

A questo quadro non proprio tranquillizzante si aggiunge un altra ipotesi inquietante prospettata, qualche anno fa, da due pentiti di mafia, Leonardo Messina e Rosario Spatola. Secondo quanto dicevano Cosa Nostra avrebbe smaltito, per conto terzi, scorie radioattive gettandole sul fondo di alcune delle centinaia di cave di tufo abbandonate esistenti tra Marsala e Mazara. Comunque le affermazioni dei due pentiti non sono mai state provate e in tutta questa confusione l'unica cosa certa è che effettivamente si è registrato un aumento di tumori al colon e alla mammella nella zona di Marsala. Questo dovrebbe bastare per correre ai ripari.

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03 gennaio 2004
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