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Allerta terrorismo anche in Sicilia

Vigilanza più attenta per gli obiettivi sensibili, mentre i pm indagano su possibili "basi" terroristiche sbarcate nell'isola

09 gennaio 2015

A dicembre la Procura di Palermo ha aperto un'indagine su possibili infiltrazioni di terroristi dell'Isis tra i migranti sbarcati negli ultimi mesi in Sicilia. Una segnalazione del rischio che ha fatto seguito alle "informazioni confermate da fonti privilegiate", cioè dai servizi segreti.
Nei mesi scorsi il ministro dell'Interno Angelino Alfano aveva parlato di rischio infiltrazioni terroristiche. E aveva indicato proprio nella Sicilia la "porta" d'ingresso di possibili membri dell'Isis.
Le modalità dell’attentato dell’altro ieri a Parigi, preoccupa molto e preoccupa tutti. Infatti, la domando che ci si pone con estrema facilità è: come difendersi da un attacco come quello portato a termine dai due terroristi che hanno decimato la redazione di Charlie Hebdo?
Sembra chiaro che il nemico non venga più da fuori. Si cova la serpe in seno e scoprire prima quando questa vuole offendere e veramente difficile.
A Palermo, il comitato per la sicurezza ha deciso di aumentare la vigilanza sui possibili obiettivi francesi, mentre i magistrati indagano su di una struttura di supporto e accoglienza agli infiltrati nei barconi con i migranti...

INCHIESTA SULL'AGENZIA DELLA JIHAD
di Salvo Palazzolo (Repubblica/Palermo, 9 Gennaio 2015)

All’ingresso dei Cantieri della Zisa, dove ha sede il centro culturale francese, i custodi del Comune hanno avuto disposizione di controllare con maggiore cura auto e persone che entrano nell’area. Le pattuglie di polizia e carabinieri hanno iniziato invece a fare ripetuti passaggi sotto lo studio del console onorario francese a Palermo, il notaio Franz Salerno Cardillo, che si trova nel salotto buono della città, in via Principe di Belmonte.
Anche a Palermo è scattato il piano di allerta antiterrorismo diramato mercoledì pomeriggio dal ministro dell’Interno Angelino Alfano dopo l’ultimo attentato a Parigi. Nella lista degli «obiettivi sensibili» attorno a cui è stata «sensibilizzata» la vigilanza c’è anche l’agenzia consolare americana: in via Vaccarini è impegnato pure l’Esercito.
Il programma di questi e altri controlli è stato riesaminato ieri pomeriggio, nel corso di una riunione del comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza presieduto dal prefetto Francesca Cannizzo. A Palermo non c’è alcuna allerta specifica, ma in questo momento le parole d’ordine ribadite dal Viminale sono «prevenzione e controlli», da Nord a Sud.

Nell’Isola c’è comunque un’attenzione particolare: le analisi dei servizi segreti continuano a ipotizzare che la Sicilia potrebbe essere già diventata una delle porte d’ingresso in Europa di soggetti legati al terrorismo internazionale, infiltrati fra i migranti che arrivano sui barconi della speranza. È il tema di un’indagine che sta conducendo la procura di Palermo insieme con la Digos: si sta verificando l’esistenza di una struttura di supporto e accoglienza agli infiltrati degli sbarchi. Una pista porterebbe ad alcuni extracomunitari che risiedono nel Ragusano, ma anche in provincia di Palermo, a Villabate. Sono giovani che hanno un regolare permesso di soggiorno, che vivono da anni in Sicilia: avrebbero il compito di aiutare i membri delle organizzazioni terroristiche a trasferirsi al Nord Italia o all’estero, senza troppi problemi.
Attorno all’indagine vige una rigida cortina di segretezza. A condurla sono il procuratore aggiunto Leonardo Agueci e i sostituti Geri Ferrara ed Emanuele Ravaglioli. L’inchiesta è partita dopo la scoperta di alcune fotografie ritrovate nei telefonini di cinque extracomunitari controllati nei mesi scorsi a Lampedusa: i migranti sono abbigliati in assetto da guerra, con in mano kalashnikov. Sono due siriani, due libici e un egiziano. Adesso, sono sospettati di essere terroristi dell’Isis infiltrati fra i disperati che cercano una nuova vita lungo la rotta del Canale di Sicilia. Nei loro confronti non c’è alcun provvedimento. Per adesso, proseguono le analisi dei telefonini sequestrati, che hanno già rivelato molti particolari su tanti contatti siciliani del gruppo. Ecco il vero tema dell’indagine: la struttura di assistenza offerta ai presunti terroristi. Dopo un viaggio in mare, potrebbero aver già fornito abiti nuovi, documenti falsi e denaro.

Le indagini della procura distrettuale di Palermo proseguono a ritmo serrato, in stretto coordinamento con la procura di Catania che nei giorni scorsi ha chiesto e ottenuto un mandato di arresto internazionale contro uno dei boss che in Egitto organizza i viaggi degli scafisti verso l’Italia, sulla rotta Alessandria-Siracusa o Catania. Si chiama Ahmed Mohamed Farrag Hanafi, ha 32 anni, ufficialmente risiede nel governatorato di Kafr El Sheik, nel Nord del paese. Da qualche giorno è ufficialmente ricercato per associazione a delinquere finalizzata all’ingresso illegale in Italia di profughi siriani ed egiziani. Per la procura di Catania è il principale trafficante di uomini sulla direttrice che porta a Lampedusa. Anche Ahmed ha un’agenzia siciliana. Nelle intercettazioni del servizio centrale operativo della polizia emergono parole precise: «L’avvocato arriverà direttamente, gli sto mandando dei soldi». Così diceva il trafficante egiziano parlando con il comandante di una nave carica di migranti. «L’avvocato è già al porto». Scrivono i pm di Catania: «La cellula siciliana dell’organizzazione aveva già provveduto a contattare un avvocato pagato attraverso un cassiere operante in Irlanda». Quella volta, il capitano e gli altri scafisti furono tutti assistiti dallo stesso legale, nominato dall’organizzazione dei trafficanti».

- Se l'Isis è entrato dalla Sicilia (Guidasicilia.it, 18/12/14)

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09 gennaio 2015
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