Arrestati a Marsala due usurai che imponevano interessi fino al 240%
Un imprenditore edile in pensione, R.M. di 58 anni, e un insegnante di 42 anni, B.F., sono stati arrestati a Marsala (TP) con l'accusa di usura continuata e aggravata in concorso. Secondo gli inquirenti, hanno concesso prestiti con interessi annui che arrivavano anche al 240 per cento, nel periodo compreso tra il 2001 e il novembre dell'anno scorso, con un giro di affari stimato in diversi milioni di euro.
I due arresti sono stati eseguiti dal Nucleo operativo e radiomobile della Compagnia di Marsala, che ha condotto l'inchiesta coordinata dal sostituto procuratore Marco Imperato. Presso abitazioni e uffici dei due indagati i carabinieri hanno sequestrato denaro contante e assegni postdatati per un importo complessivo di oltre un milione di euro, ma anche diverse dichiarazioni relative a impegni di debito e appunti manoscritti riguardanti varie situazioni patrimoniali.
Approfittando dello stato di bisogno delle vittime, commercianti e imprenditori della provincia di Trapani, gli indagati avrebbero richiesto e ottenuto, come garanzia per i soldi prestati, il trasferimento della proprietà di alcuni immobili.
''Le vittime, impossibilitate a pagare gli interessi esorbitanti degli usurai - hanno spiegato gli investigatori - si vedevano costrette a vendere o a cessare le proprie attività commerciali, nonché a stipulare, con gli stessi usurai, preliminari contratti di vendita con i quali si impegnavano a trasferire la proprietà degli immobili''.
Nel corso delle indagini, portate avanti per diversi mesi dai militari dell'Arma, gli indagati avrebbero avvicinato le vittime ''per indurle - sostengono gli investigatori - a dichiarare di avere ricevuto i prestiti esclusivamente a titolo di cortesia, senza alcuna richiesta di interesse, minacciandoli di possibili ritorsioni''. Anche per questo motivo, l'imprenditore e l'insegnante, prima ancora che venisse conclusa l'inchiesta a loro carico, sono stati posti agli arresti domiciliari. ''Successivamente, pur rimanendo inalterato il grave quadro indiziario - dicono gli inquirenti - la misura cautelare nei confronti dell'insegnante è stata revocata, perché sono venute meno le esigenze cautelari legate al pericolo di inquinamento delle prove e alla possibile perpetuazione del reato contestato''.