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Clamoroso a Catania: Giudice da ragione al Codacons e condanna tre multinazionali

13 febbraio 2012

Catania si conferma culla del diritto e i consumatori continuano a vincere. Lo afferma Francesco Tanasi Segretario Nazionale Codacons. Con una clamorosa sentenza il Giudice di Mascalucia (CT) dott. Giuseppe Arcidiacono, ha condannato in solido le multinazionali Nestlè Italiana sp.a., Tetra Pack International S.A. e Tetra Pack Hispania S.A. difese da importanti studi legali.
"La sentenza - afferma Tanasi - si riferisce al caso di un papà che ha agito in giudizio per la condanna delle 3 multinazionali in quanto fin dalla nascita della piccola avvenuta nel marzo del 2004 fino a novembre 2005 (data del sequestro del latte da parte del Corpo Forestale dello Stato) la aveva nutrita, senza saperlo, con del latte contaminato all'inchiostro".

Il giudice ha dato ragione al Codacons riconoscendo il disagio sofferto dal papà. Il papà della piccola si era rivolta al Codacons di Catania (presso cui è attivo lo sportello a tutela dei consumatori) ed assistita dall'Avvocato Floriana Pisani ha presentato una richiesta di risarcimento danni al Giudice di Pace di Mascalucia. Quest'ultimo, nella persona del dott. Arcidiacono, ha condannato sia la Nestlé Italiana s.p.a. che la Tetra Pack International S.A. e la Tetra Pack Hispania S.A a risarcire il papà, stabilendo che, oltre al danno patrimoniale, sia da risarcire anche il "danno non patrimoniale", oltre le spese del procedimento statuendo una responsabilità solidale di tutte e tre le società convenute ex art. 2043 c.c. "espressione del principio fondamentale del neminem laedere del quale nessuno può esimersi…".
Lo stato di ansia e stress che ha patito il papà è stato condiviso dal Giudice che ha precisato che "non può dubitarsi che il papà abbia risentito, in un rapporto eziologico, sempre riconducibile alla scoperta dell'elemento tossico ingerito con il latte, il conseguente malessere continuo della figlia che non trovava valida spiegazione … il tutto ricollegato alla sfera psico emotiva in relazione alla evidente importanza attribuita alla salute della figliola e la conseguenza negativa di un aggravamento".

Interessante la sentenza – afferma Tanasi - anche sotto ulteriori profili:
1) il Giudice ha rigettato le eccezioni di incompetenza territoriale sollevata dalle convenute ritenendo non giustificato derogare al "foro del consumatore" precisando al riguardo che "sembra ben più che vessatorio spostare il giudizio dal Foro di Mascalucia, sede del consumatore a quello di una delle persone convenute, addirittura all'estero…";
2) si è pronunciato negativamente in ordine alla richiesta di rimessione del giudizio davanti al Tribunale di Roma, perché i giudizi riguardano soggetti parzialmente diversi e riguardano situazioni differenti.

Ricordiamo i fatti storici precedenti la sentenza.
La sentenza riguarda il famoso caso del latte prodotto dalla Nestlè Italiana S.p.a. in TetraPack, NIDINA 1 e NIDINA 2 e successivamente MIO sequestrato in data 22 novembre 2005, dal Corpo Forestale dello Stato, in esecuzione dell'ordinanza della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Ascoli Piceno, in circa 30 milioni di litri di latte per bambini della Nestlé: "Mio", "Mio Cereali", "Nidina 2", con scadenza settembre 2006, "Nidina 1", quest'ultimo con scadenza maggio 2006, venduti nei supermercati, negozi e farmacie.
La misura precauzionale del sequestro era stata disposta a seguito dei risultati delle analisi effettuate dall'Arpa - Agenzia Regionale per la Protezione Ambientale della Regione Marche, successivamente ad un primo sequestro di due milioni di litri di latte, riguardante solamente la qualità "Mio" e "Nidina 2", avvenuto il 9 novembre. Tali analisi hanno accertato, in tutte le confezioni in scadenza a maggio/settembre 2006, l'alterazione del latte e la presenza di tracce di un componente chimico, identificato come IsopropilThioXantone (ITX), utilizzato come fotoiniziatore di inchiostri nella fabbricazione di imballaggi, nelle confezioni in TetraPak a stampa off-set.
Il Corpo Forestale dello Stato ha chiarito che l'isopropylthioxanthone è un fissativo usato nella stampa tipografica per polimerizzare gli inchiostri; esso si fissa una volta esposto a raggi ultravioletti. Pertanto, accade che i fogli stampati si sono "sporcati" con questa sostanza, causando la contaminazione del lato del cartone che finisce a contatto col latte e si presume che il problema si sia creato proprio nella fase di polimerizzazione. In pratica il predetto componente aveva contaminato gli alimenti contenuti negli involucri. La Nestlè Italiana il 15 novembre 2005, decideva "autonomamente come misura precauzionale di estendere il ritiro a tutti i latti per l'infanzia liquidi ancora presenti sul mercato".

In data 24 novembre 2005, il presidente e direttore generale della multinazionale svizzera, Peter Brabeck, dichiarava l'esistenza di un accordo tra l'Unione Europea ed il Ministero della Salute italiano relativo allo smaltimento dei lotti di prodotti di latte che presentavano tracce della sostanza Itx, accordo basato sul presupposto che tale sostanza sarebbe non dannosa per la salute per come affermato dall'azienda; versione, smentita categoricamente dall'allora ministro della Salute Francesco Storace. L'allora ministro dell'Agricoltura Gianni Alemanno, a tal proposito, aveva affermato che: «Le dichiarazioni di Brabeck sono gravi e sconcertanti. È evidente che le industrie coinvolte nella vicenda del latte contaminato avevano l'obbligo di ritirare tutte le produzioni contaminate dal mercato e dovevano farlo senza indugio e senza accampare alibi». Il Dottor Franco Ponticelli della Procura della Repubblica di Ascoli Piceno disponeva il sequestro ravvisando un rischio per la salute pubblica e la tutela dell'igiene in campo alimentare.
Al riguardo, si rinvengono solo due precedenti sempre ottenuti dal Codacons di condanna delle tre multinazionali ossia le sentenza n. 13/09 del Giudice di Pace di Giarre, di recente confermata in appello (sent. Trib Catania, Sez. distaccata di Giarre, dott.ssa Celesti, n. 359/2011) e la sentenza n. 979, del 18 agosto 2009, depositata il 23 settembre 2009, emessa dal Giudice di Pace di Acireale, Avv. Giuseppe Conselmo.

- Non sempre i "colossi" vincono (Guidasicilia.it, 02/03/09)

 

 

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13 febbraio 2012
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