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Forse in mano ai terroristi di Al Qaida

Sergio Cicala di Carini (PA) e la moglie Philomen Kabouree sono stati rapiti in Mauritania venerdì scorsa

21 dicembre 2009

Due cittadini italiani, Sergio Cicala, 65enne di Carini (PA), e la moglie Philomen Kabouree, originaria del Burkina Faso di 39 anni, sono stati rapiti in Mauritania. L'attacco, secondo quanto riferito dalla polizia della provincia di Kobeny all'agenzia di stampa mauritana Ani, è avvenuto venerdì scorso attorno alle 22.00 mentre i connazionali si trovavano a bordo di un minibus diretto verso la Mauritania sudorientale.
Secondo questa ricostruzione, un gruppo di miliziani sconosciuti è sconfinato in Mauritania e ha attaccato il minibus sulla strada che collega il distretto di Kobeny al Mali, all'altezza del villaggio di Amanisira, a 18 chilometri dalla città di Kobeny, dopo che il minibus ha superato un posto di blocco della polizia ma prima di raggiungere il posto di frontiera. Gli assalitori, riferisce l'agenzia di stampa locale, hanno sparato in aria per far fermare il minibus, ma l'autista li ha ignorati. Allora hanno sparato alle gomme, costringendo il mezzo a fermarsi e hanno quindi rapito la coppia. Assieme ai due, è sparito anche l'autista che guidava il minibus. E' probabile che la coppia, residente a Carini, sia finita nelle mani del ramo nordafricano di Al Qaida.

La figlia di Sergio Cicala, Alexia, ai microfoni del Tg2, ha detto di aver avuto conferma del rapimento dall'Unità di crisi della Farnesina "dopo numerose insistenze" ed ha rivolto un toccante appello al ministro degli esteri Franco Frattini perché "avvii urgentemente i contatti con i sequestratori" e per avere "notizie sulle condizioni di salute - ha detto - di mio padre e di sua moglie".
Finora non "è arrivato nessun tipo di rivendicazione". Ha sottolineato il ministro degli Esteri intervenendo al Tg4 sulla vicenda. Frattini, ribadendo la richiesta del "silenzio stampa" - necessario, come successo in casi analoghi nel passato, per poter lavorare con "discrezione" - ha spiegato che in questo momento "ogni notizia divulgata può essere usata dai sequestratori". Il ministro non è voluto così entrare nel merito delle ipotesi che coinvolgerebbero Al Qaida. "Non possiamo fare ipotesi" e non "propendiamo" per nessuna di quelle ipotizzate, ha aggiunto limitandosi a ricordare che si "tratta di una zona pericolosa: ci sono predoni e imponenti traffici di droga ed è evidente che un'occidentale non passa inosservato". "L'unica certezza è che non lasceremo nessuna misura o strada intentata" per una positiva soluzione della vicenda, ha concluso Frattini.

Nessuna fonte ufficiale in Mauritania ha ammesso il sequestro. Ma in via ufficiosa due diplomatici lo hanno confermato. "Una coppia di viaggiatori italiani che si stavano recano nel Burkina Faso a bordo di un minibus immatricolato in Italia sono dispersi da venerdì sera e probabilmente sono stati rapiti da un gruppo armato'', ha detto un membro dei servizi di sicurezza. Un'altra fonte mauritana, un diplomatico, ha aggiunto pochi particolari. "Il loro automezzo, le loro cose e alcuni oggetti di valore sono stati trovati sul posto", ha detto. Abitanti della zona hanno parlato di spari e di uomini armati. Il minibus era sul ciglio della strada che collega Aioun (Mauritania) a Kayes (Mali), abbandonato a una ventina di chilometri dal confine con il Mali, nel dipartimento mauritano di Kobenni, a pochi chilometri dalla località di N'Eissira. In tutta l'area le forze di sicurezza della Mauritania sono state messe in stato di massima allerta. Secondo alcuni osservatori locali, si tratta senza dubbio di un sequestro compiuto da uomini dell'organizzazione al Qaida nel Maghreb islamico. Gli stessi, si pensa, che il mese scorso hanno rivendicato il rapimento di tre cooperanti spagnoli, presi in ostaggio in Mauritania ed ora prigionieri in Mali, insieme a un francese che era stato sequestrato a fine novembre nella città di Menaka, nel nord del Mali. Le autorità mauritane sono convinte che gli italiani sequestrati siano stati portati nelle basi di al-Qaeda nel maghreb islamico nel nord del Mali. Lo riferisce l'agenzia di stampa indipendente mauritana 'al-Akhbar'. "Fonti della sicurezza ritengono che i rapitori dei due italiani siano rientrati in Mali subito dopo il sequestro e li abbiano portati nelle basi di al-Qaeda nel maghreb islamico presenti nel nord del paese africano". L'agenzia precisa inoltre che si tratta di una deduzione alla quale sono giunti gli investigatori di Nouakchott dopo che "è fallito qualsiasi tentativo di trovare tracce dei due turisti italiani e dei loro sequestratori all'interno del territorio mauritano" . In particolare sembra che gli inquirenti non siano riusciti a trovare tracce dei loro spostamenti e per questo sono convinti che siano già da tempo all'interno del territorio maliano e in particolare nella zona desertica che si trova nel nord del paese.
"Penso che siano stati portati in Mali anche se non si dispone di nuove notizie". E' quanto ha sottolineato Stefano Manservisi, direttore dello sviluppo delle relazioni tra l'Ue e i paesi Apc (Africa, Caraibi e Pacifico). Manservisi si trova per lavoro nel paese dove ha avuto in questi giorni alcuni incontri con i responsabili mauritani, tra cui il presidente Mohamed OPuld Abdel Aziz.
Secondo la Farnesina, però, è ancora da verificare se davvero gli italiani rapiti siano stati portati in Mali. Lo ha detto il capo del servizio stampa della Farnesina, Maurizio Massari, in un'intervista a SkyTg24: "In quel caso i nostri sforzi si estenderebbero a quel Paese".

Sergio Cicala e la moglie Philomen Kabore, erano partiti a fine novembre da Carini dove vivevano nella frazione marinara di Villagrazia. Dopo una sosta in Mauritania avrebbero dovuto raggiungere in macchina il Burkina Faso, per andare a trovare i parenti della donna, che è originaria di quel paese. L'ultimo contatto telefonico di Cicala con la figlia Alexia, nata da un precedente matrimonio, risale a venerdì sera. La ragazza, operatrice in un centro richiedenti asilo a Mazara del Vallo (Tp), aveva saputo dal padre che l'indomani sarebbe partito per l'ultima tappa del viaggio.
Cicala, 65 anni, è un pensionato della Regione siciliana: lavorava per l'Ente minerario. Vive con la moglie, 39 anni, sposata nel 2003 in seconde nozze, in una villetta di contrada Giummari e ha una passione per i viaggi, soprattutto per l'Africa. Una passione che già il 3 gennaio del 1994, mentre si trovava in viaggio su una jeep tra Ciad e Niger insieme ad altri turisti, gli è costata molto: in quell'occasione, per lo scoppio di una mina, ricorda il sindaco di Carini, Gaetano La Fata, morì la sua compagna di allora, una donna finlandese, Kati Katrin Ilitalo. Lo stesso Cicala rimase ferito. Da quell'incidente scaturì un lungo contenzioso giudiziario perché secondo i partecipanti al viaggio il tour operator non avrebbe gestito bene gli itinerari da percorerre portando i mezzi in zone anche minate. Il sindaco, che conosce Cicala da molti anni, lo aveva incontrato la scorsa estate in paese: "Ormai - racconta - stava poco in Sicilia. Da quando aveva sposato Philomene passava lunghi periodi in Africa e se tornava in paese era per incontrate i familiari".

L'agenzia Adnkronos ha raccolto la testimonianza di Giovanna Raccuglia, la cognata di Sergio Cicala: "Lo ha fregato la sua passione per i viaggi" ha detto la donna, vedova del fratello di Cicala, che abita nella villa accanto a quella del rapito a Carini. "Siamo molto preoccupati - ha aggiunto - non fatemi dire altro. So soltanto che fino a questo momento non abbiamo avuto ancora notizie dalla Farnesina. Ecco perché siamo molto in pensiero per Sergio e la moglie".
La signora è in continuo contatto con Alexia Cicala, figlia 30enne di Sergio Cicala e della prima moglie. "Povera ragazza - dice - è in uno stato pauroso, vorrebbe avere notizie del padre ma fino adesso non ne ha avute". Parlando del cognato, Giovanna Raccuglia racconta: "Ha sempre avuto questa grande passione per i viaggi nelle zone più lontane. Si metteva sul suo camper e partiva. Così come accadde 14 anni fa, quando con la compagna di allora rimase vittima di un attentato nel Ciad". "Per qualche tempo dopo quella disavventura rimase a casa e frenò la sua passione per i viaggi - prosegue ancora la cognata - poi ha vinto di nuovo la sua passione e ha ricominciato a viaggiare in lungo e in largo".
La donna ha appreso del rapimento ascoltando il telegiornale. "Subito ho chiamato mia nipote Alexia che mi ha confermato quanto era successo". Giovanna Raccuglia non fa ipotesi sul rapimento, ma sottolinea: "Certo non è stata una rapina visto che hanno ritrovato tutti i loro bagagli nel camper. Quindi Sergio e la moglie sono stati rapiti".

Mauritania, una terra a rischio predoni - "Quella dove sono spariti Sergio Cicala e la moglie Philomen Kabouree è una zona difficile, piena di predoni, criminali, guerriglieri armati. Le difficoltà di un viaggio simile sono uguali ora come negli anni '60 e '70. I banditi in quelle zone ci sono sempre stati. Forse ora alcuni di loro li chiamano terroristi o membri di Al Quaida, ma non cambia nulla". E' la testimonianza del professore Emanuele Cavallaro, 77 anni, viaggiatore da quando ne aveva 18, africanista, che è stato ben 60 volte nel continente nero, scrivendo 16 libri, con la sua "lettera 32" e girando 24 documentari sui suoi tour, e che con soddisfazione dice: "A 60 anni ho avuto il piacere di completare i miei viaggi in tutto il mondo: ho toccato tutti gli Stati della terra anche quelli che fanno parte di un'unica nazione come gli Stati Uniti". Cavallaro conosce molto bene Cicala: abitano non lontani, a Capaci e Carini, comuni palermitani adiacenti, e nel '79 attraversarono il Sahara insieme, c'erano anche il fratello di Cicala, Alfonso, e il cugino Giovanni Campo. "Quell'esperienza con Cicala - dice - è raccontata nel libro 'Africa in'. Ricordo che fu un viaggio molto difficile. I due fratelli litigarono e Sergio versò un bidone con 50 litri di vino che si erano portati dall'Italia nella sabbia del deserto. Fu un viaggio allucinante, loro erano alle prime armi ed abbiamo avuto diversi problemi ". Nel '65 Cavallaro, insieme al suo compagno di viaggio Lucio Piscopo, a bordo di una Opel Kadett non modificata, attraversò il Sahara percorrendo Tunisia, Algeria, Marocco. Il viaggio, molto difficile, è descritto nel volume "Io e l'Africa" in cui è raccontata anche la traversata della Mauritania nel 1962. "Cicala - dice Cavallaro - non ama l'Africa nel suo insieme, le tribù, le costruzioni nei villaggi, gli animali, ma solo il deserto: a lui piace viaggiare nelle dune sabbiose, negli spazi senza fine. Modifica i suoi automezzi in maniera spettacolare è un vero esperto. Ha un carattere difficile, molto. Quando morì la sua fidanzata finlandese per lo scoppio di una mina gli dissi 'la vita è disgraziata, la malapianta non è morta e quell'angelo biondo sì". "Mi auguro - conclude - che Sergio e sua moglie vengano liberati al più presto e che questa rimanga solo una brutta avventura".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, La Siciliaweb.it, Corriere.it]

 

 

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21 dicembre 2009
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