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Francantonio Genovese deve tornare in carcere

La Cassazione ha confermato l'incarcerazione per il deputato messinese del Pd

15 gennaio 2015

Il deputato messinese del Partito democratico, Francantonio Genovese, accusato di associazione per delinquere, frode e truffa nell'inchiesta sulla Formazione in Sicilia e oggi agli arresti domiciliari, deve tornare in carcere.
E' quanto ha deciso la Corte di Cassazione che, nella tarda serata di ieri, ha rigettato il ricorso presentato dai difensori del parlamentare, confermando così la decisione del Tribunale della Libertà di Messina, che lo scorso luglio aveva ripristinato la custodia cautelare in carcere al posto degli arresti domiciliari, che gli erano stati concessi a seguito dell'interrogatorio di garanzia. Sarà adesso la Procura di Messina a valutare oggi il caso.

Francantonio Genovese è agli arresti domiciliari dallo scorso maggio. Era stato lo stesso deputato a costituirsi nel carcere di Messina una settimana prima dopo che la Camera dei deputati aveva votato l'autorizzazione al suo arresto.
L’inchiesta della Procura di Messina sui corsi di formazione professionale aveva scoperto fatture gonfiate anche del 600 per cento per accaparrarsi soldi pubblici destinati agli enti. Il 17 luglio del 2013 erano state arrestate 10 persone. Ai domiciliari erano finite la moglie del deputato Genovese, Chiara Schirò, la moglie dell’ex sindaco Giuseppe Buzzanca Daniela D’Urso, Giuseppe Caliri, l’ex consigliere comunale Elio Sauta, Graziella Feliciotto, Natale lo Presti, Nicola Bartolone, Carmelo Capone, Natale Capone, l’ex tesoriera provinciale del Pd Cettina Cannavò. Sospensione dalle funzioni per Carlo Isaja. Ai destinatari delle misure cautelari era l’associazione a delinquere finalizzata al peculato e alla truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche destinate al finanziamento di progetti formativi.

Per le indagini aveva spiegato il procuratore capo di Messina Guido Lo Forte "era stato messo in atto un metodo innovativo usato anche per la criminalità economica per scoprire il riciclaggio. Gli indagati utilizzavano meccanismi finalizzati alla rappresentazione di spese inesistenti o gonfiate con interposizione di più società con aumenti fino al 600 per cento. Un esempio era quello del l’affitto di sedi per i corsi di formazione: una società affittava dei locali per una cifra e poi la sub affittava ad altri enti con un sovrapprezzo".

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Corriere del Mezzogiorno]

- "Ho messo a disagio il Pd, accetto ogni verdetto" (Guidasicilia.it, 26/03/14)

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15 gennaio 2015
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