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Gli indagati del delitto di Francesco Ferreri chiedono la libertà

08 giugno 2006

L'altro ieri mattina dinanzi ai giudici del tribunale del riesame di Caltanissetta si è tenuta l'udienza per l'esame della richiesta di remissione in libertà di tre degli indagati sull'omicidio del piccolo Francesco Ferreri, avvenuto il 16 dicembre dello scorso anno, in contrada Bessima, a colpi di chiave inglese e di atti sessuali violenti nei confronti di alcuni tredicenni, amici di Francesco Ferreri.
Si tratta di Giuseppe Faraci, 21 anni, difeso dall'avvocato Giuseppe Lo Monaco, e ritenuto dagli inquirenti, il principale indiziato per l'uccisione del piccolo Francesco; Salvatore Randazzo di 20 anni, difeso dagli avvocati Giuseppe Di Dio ed Enzo Trantino, e di Calogero Mancuso, di 40 anni, difeso dall'avvocato Gaetano Giunta, mentre per quanto riguarda il quarto imputato, Antonio Lo Bue di 42 anni, difeso dall'avvocato Gaetano Giunta, l'esame di richiesta di remissione in libertà è stato valutato ieri mattina.

Gli avvocati difensori hanno presentato al presidente Litterio Aloisio ed ai giudici a latere Ettorina Contino e Francesco Maida, le loro memorie difensive. Per la Procura di Enna era presente il dottor Marco Sabella, che in questo momento funge da Procuratore della Repubblica, il quale ha confermato tutto quanto è stato evidenziato nell'ordinanza di custodia cautelare che è stata emessa il 10 maggio scorso. Ovviamente gli avvocati nelle loro memorie difensive hanno cercato di smontare la ricostruzione che gli inquirenti del nucleo operativo di Enna e dei carabinieri della stazione di Barrafranca hanno elaborato di quel venerdì sera, quando Francesco Ferreri fu ucciso intorno alle 21,45 in contrada Bessima, e poi buttato nella vallecola sottostante dove fu poi trovato la domenica mattina successiva. Ora il collegio giudicante dovrà valutare le varie memorie difensive presentate e valutare se effettivamente esistono le condizioni per rimettere in libertà i tre arrestati. E' rimasto in carcere il quattordicenne T.R.M., ristretto nel centro di prima accoglienza di Caltanissetta, in quanto ritenuto complice dei quattro, colui il quale aveva convinto Francesco ad andare laddove si ritiene siano stati consumati atti di pedofilia, fotografati dai grandi.

Fonte: ViviEnna.it

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08 giugno 2006
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