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I nuovi schiavi

Sgominata un'organizzazione internazionale per il traffico di immigrati, probabilmente collegata con Al Qaeda

20 gennaio 2005

Un eterno ritorno. Una progressione mai totale e definitiva ma che ripesca in continuazione dal passato, dal ''ciò che è già successo''. Un'umanità incapace di cancellare definitivamente gli errori commessi, che puntualmente ricompaiono sotto diverse spoglie, con volti differenti, vestiti con altri indumenti, che parlano diverse lingue, ma uguali nella loro eclatante erroneità, nella loro ingiustizia nella loro abominevole crudeltà.
Un'umanità imperfetta ed incapace, che con spaventevole coerenza, costantemente riconosce innanzi tutto la prevaricazione sul più debole.

Un nuovo millennio, una nuova coscienza? Non è così.
Un nuovo millennio dove a turno si susseguono, e con maggiore velocità, gli abomini dei millenni trascorsi.
Un nuovo millennio per centinai di nuove guerre, un nuovo millennio per calpestare, e farlo di nuovo, la dignità dell'uomo.
Fra le tante orribili macchie del passato che nel tessuto del vivere sono ricomparse vivide e precise nei suoi contorni, la macchia della schiavitù. Una macchia che non è mai stata tolta, questo è vero, ma che alla luce dei recentissimi fatti, ritorna in auge con tutti quegli aspetti storicizzati e che ci fanno tornare indietro nel tempo.
Nell'incontenibile problema dell'immigrazione clandestina, oltre alla somiglianza con gli esodi di biblica memoria, una altra pagina di terribile storia millenaria è stata sempre celata, quella pagina dove viene raccontato  il destino degli schiavi. Migliaia di uomini strappati alla loro terra e venduti come merce.
Alla stessa maniera, oggi, migliaia di uomini vengono strappati alla loro terra, e dopo aver loro pagato i mercanti affinché li portino lontano dalle loro case, si ritrovano schiavi, assoggettati ad una continua paura, terrorizzati dalla possibilità di ritornare indietro tanto quanto a quella di rimanere.

E' esattamente quello che è successo a migliaia di nordafricani finiti nelle mani di un'organizzazione  internazionale per il traffico di immigrati dal nord Africa, scoperta la scorsa notte dalla divisione antimafia della procura di Catanzaro, che ha eseguito 29 decreti di fermo in Italia e all'estero.

L'operazione è stata condotta dal Servizio centrale operativo (Sco) della Polizia, nonché dalla Squadra mobile e dalla Digos della Questura di Crotone. I fermi vengono eseguiti, per quanto riguarda l'Italia, in Calabria, Lombardia e Lazio, ed all'estero in Egitto e Libia, paese quest'ultimo da dove avveniva la partenza degli immigrati.
Questi ultimi pagavano la prima rata della somma pattuita ai componenti l'organizzazione alla partenza e saldavano quanto dovuto nel momento in cui riuscivano a raggiungere la loro destinazione, in Italia o all'estero.
Nei confronti degli immigrati venivano esercitati poteri corrispondenti a quelli del ''diritto di proprietà''. Alcuni, tra l'altro, sarebbero stati venduti ad altre persone che sfruttavano la loro permanenza illecita nel Osama Bin Ladenterritorio nazionale, mentre altri, sottoposti a minacce, sarebbero stati ridotti in uno stato di ''soggezione continuativa'' sotto il ricatto di essere consegnati alla polizia o di non ottenere la restituzione del passaporto consegnato come garanzia nel momento della partenza.
L'organizzazione avrebbe anche predisposto la fuga di alcuni immigrati dal centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto, il più grande d'Europa, per consentire loro di ricongiungersi ai familiari che si trovavano già in Italia o all'estero.
Si teme inoltre che a volte, l'organizzazione cercava anche di arruolare gli immigrati al servizio di Al Qaeda. Alcune delle persone fermate dalla polizia avrebbero infatti avuto collegamenti con l'organizzazione capeggiata da Bin Laden. Nei confronti di alcuni dei fermati, viene ipotizzato il reato di associazione sovversiva. Il grado di collaborazione tra trafficanti di uomini e terroristi, scoperto grazie ad alcune intercettazioni telefoniche, deve però ancora essere chiarito nei dettagli.

Dalle indagini è emerso, in sostanza, un vero e proprio ''commercio'' di immigrati tra diversi trafficanti. Dopo l'arrivo a Lampedusa, l'organizzazione faceva in modo che gli immigrati venissero portati nel centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto, controllato dalla stessa banda e punto di snodo essenziale dei suoi traffici illeciti. L'organizzazione si sarebbe articolata attraverso una rete di cellule operative che avevano sede, per quanto riguarda l'Italia, nel Centro di prima accoglienza di Isola Capo Rizzuto ed a Milano, Roma e Treviglio (Bergamo) ed all'estero in Egitto e Libia.
Nell'indagine, oltre alle persone nei confronti delle quali è stato disposto il fermo, tredici egiziani, otto sudanesi, quattro marocchini, tre iracheni ed un siriano, ci sono anche alcuni indagati, tra cui figurano italiani che avrebbero svolto un ruolo di supporto, soprattutto per quel che riguarda il rilascio agli immigrati della documentazione amministrativa necessaria per la regolarizzazione della loro posizione e per l'inserimento in attività lavorative, che avveniva soprattutto in Lombardia.

Si è inoltre scoperto che nel corso del 2004 sarebbero stati una trentina gli sbarchi di immigrati a Lampedusa gestiti dall'organizzazione sgominata con l'operazione di polizia denominata «Salib», termine arabo con cui si indica il campo di accoglienza per immigrati.
Gli extracomunitari giunti nell'ultimo anno in Italia dal nord Africa con l'assistenza dei componenti l'organizzazione sarebbero stati almeno tremila. Ognuno di loro, per ottenere un posto sul barcone che lo ha portato nel nostro Paese, avrebbe pagato almeno 1.500 euro.

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20 gennaio 2005
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