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I pirati esistono e come, e il mare nostrum viene da loro maltrattato

Migliaia di business illegali all'anno da centinaia di milioni di euro

01 luglio 2003
Pesca abusiva, traffico di datteri, vendita illegale di molluschi. Un business da centinaia di milioni di euro all'anno: protagonista la criminalità organizzata.
Veneto, Liguria, Campania, Puglia e Sicilia le regioni più a rischio. L'allarme è della LAV ed è contenuto nel dossier ''Il malandrinaggio di mare'', un nuovo capitolo del Rapporto Zoomafia pubblicato ogni anno dall'Associazione, che fa un bilancio delle attività illecite connesse allo sfruttamento del mare e delle sue risorse. Sono state 18.854 le infrazioni ed i reati compiuti contro questa risorsa vitale nel 2001, secondo gli ultimi dati resi noti dall'Eurispes, con un giro d'affari stimato dalla LAV in diverse centinaia di milioni di Euro.

In cima alla classifica delle regioni, la Sicilia con 4.530 violazioni e la Campania con 3.092. I settori più colpiti il codice della navigazione (45,2%), la pesca (25,9%), l'abusivismo edilizio (15%) e l'inquinamento delle acque (13,9). Le persone denunciate sono state complessivamente 6.134, di cui 2.716 per abusivismo. In merito alla pesca di frodo, al primo posto c'è la Sicilia con 1.039 reati accertati , seguita da due regioni adriatiche: la Puglia con 750 e le Marche con 672. ''Spesso ci troviamo di fronte a veri e propri gruppi criminali che gestiscono un business milionario a danno degli animali marini e della salute dei cittadini - commenta Ciro Troiano, responsabile dell'Osservatorio Zoomafia della LAV e autore del dossier - molte inchieste, infatti, hanno dimostrato che questi gruppi hanno strutture ben organizzate e un potenziale criminale molto pericoloso capace di lanciare vere e proprie sfide alle Istituzioni''. Senza contare che ''con l' arrivo dell'estate il saccheggio del mare e dei suoi abitanti si fa piu' minaccioso''. Da qui la richieste alle Forze dell' Ordine: ''Maggiore attenzione e più controlli proprio in queste settimane''.

Per quanto riguarda i datteri di mare, in particolare, rileva la LAV, la cui raccolta è sanzionata penalmente, il prelievo avviene tramite scalpelli e piccoli martelli pneumatici che frantumano le rocce in cui il mollusco si insedia, producendo la distruzione dell'habitat di numerosi altri organismi e determinando uno sconvolgimento dell'ecosistema marino con ripercussioni sul patrimonio ittico. Il dattero, il cui nome scientifico ''Litophaga litophaga'' perche' ''si nutre'' della roccia all'interno della quale scava gallerie secernendo una sostanza erosiva, impiega dai 15 ai 35 anni per raggiungere le dimensioni di 5cm. Per questo, si calcola che con un piatto di 'linguine ai datteri' si riesca a distruggere una superficie di fondo marino pari a circa 1mq, che impiega vent'anni a ricostituirsi integralmente. Le regioni più colpite da questo tipo di commercio - secondo il rapporto LAV - sono Campania, Puglia, Sicilia e Liguria.

Ma il pesce significa anche business camorristico, riferisce la Lav ricordando che l'Antimafia ha appurato che il cartello dei Bonaduce-Longobardi controllava le entrare e le uscite delle casse di pesce dal mercato e imponeva il pizzo sulle vendite settimanali. Nel 2001 in Campania - rileva la LAV - sono state accertate 472 infrazioni per pesca abusiva, 48 persone denunciate e 145 sequestri effettuati.

A finire nella rete dei predatori anche i ricci di mare: Campania, Sardegna, Sicilia, Lazio, Calabria e Puglia le regioni più interessate, dice la LAV che denuncia inoltre il commercio clandestino di pesce dall'Istria all'Italia. Tra le emergenze anche la pesca di frodo delle vongole nella laguna di Venezia, dove ogni anno vengono pescate 30mila tonnellate di molluschi, ''la metà dei quali provengono dall'abusivismo e perlopiù da acque altamente inquinate, come i canali di Porto Marghera. Un giro d'affari questo che supera i 150 mln di euro all'anno''. In tal senso nel 2001 la Guardia di Finanza - riferisce ancora la LAV - ha denunciato 532 persone, sequestrando 63mila 374 chili di molluschi e 92 imbarcazioni da pesca. Il Reparto operativo aeronavale delle Fiamme Gialle nel 2002 ha sequestrato oltre 25 mila chili di caparozzoli, 123 imbarcazioni e denunciato 766 persone mentre l'attività di controllo sul rispetto delle disposizioni sanitarie ha prodotto il sequestro di 13 quintali di molluschi.

Fonte: Ansa Ambiente

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01 luglio 2003
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