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Il primo italiano contagiato dall'Ebola

Si tratta di un medico 50enne siciliano di Emergency. Ha contratto il virus in Sierra Leone

25 novembre 2014

Si chiama Fabrizio ed è un medico siciliano di Emergency ad essere risultato positivo al virus Ebola contratto in Sierra Leone, dove si trovava da ottobre.
Sono state immediatamente attivate l'Unità di crisi della Farnesina e l'Aeronautica Militare per le conseguenti attività operative ed il trasferimento del paziente presso l'Istituto Nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma.
"Mi sento di rassicurare la famiglia che il nostro medico sta bene, non ha avuto febbre o altri sintomi durante la notte, stamattina ha fatto colazione e continua a bere in maniera autonoma, esprimo la mia vicinanza a lui e alla famiglia e assicuro che il governo italiano tutto è al fianco del nostro connazionale", ha fatto subito sapere il ministro della Salute Beatrice Lorenzin.

Anche Emergency conferma che il paziente sta bene e precisa che, "per rispetto della privacy del collega e della sua famiglia, per ora Emergency non rilascerà altre dichiarazioni". Tutto lo staff impiegato nel Centro di cura per i malati di Ebola di Emergency - spiega l'associazione in una nota - segue una formazione specifica sui protocolli di protezione per evitare il contagio e la diffusione del virus. Tuttavia, nessun intervento sanitario in un'epidemia così grave può essere considerato completamente privo di rischi.
Il medico lavorava nel Centro per malati di ebola di Lakka, in Sierra Leone, dove sono impiegati 26 italiani.

Fatto partire ieri sera dalla Sierra Leone, il velivolo dell'Aeronautica con a bordo il medico di siciliano è atterrato stamani all'aeroporto militare di Pratica di Mare. Il paziente, assistito da un team di medici, ha viaggiato in una barella chiusa impiegata per il trasporto via aerea di persone colpite da patologie infettive contagiose.
Il medico di Emergency ha volato su di un Boeing KC 767 dell'Aeronautica configurato appositamente per questo tipo di trasporti sanitari di emergenza. Il velivolo, in particolare, è dotato di una barella chiusa - denominata Aircraft Transit Isolators (Ati) - che garantisce il trasporto in sicurezza di pazienti colpiti da malattie infettive altamente contagiose e diffusibili, tra le quali ad esempio le febbri emorragiche, la sars, il colera e, appunto, l'ebola. A bordo del velivolo anche una Unità di isolamento aeromedico, cioè un team della stessa Aeronautica composto da ufficiali medici e infermieri addestrati ad ogni tipo di trasporto in condizioni di bio-contenimento.
Sulla pista dell'aeroporto un'ambulanza specificamente attrezzata, ha trasportato il paziente all'ospedale Spallanzani di Roma, dove è pronta una stanza di isolamento dedicata.

E, secondo quanto ricostruito da alcuni quotidiani, questa mattina stessa, il medico siciliano cinquantenne ha contattato i suoi familiari. "State tranquilli, è tutto sotto controllo: mi sento bene e sarò curato", avrebbe detto il medico a una delle sue due figlie, la più grande, come scrive La Stampa. "Io mi sento bene - ha aggiunto al telefono prima di partire - e sarò assistito e curato nel migliore dei modi. Mi senti? Se ti sto parlando vuol dire che è tutto ok".
"Le rassicurazioni di mio padre sono state sicuramente un grande regalo - ha rilevato la ragazza - perché sentire dalla sua voce che sta bene è tutta un' altra cosa che saperlo per via indiretta. Ma la paura c'è sempre".

La moglie del medico, in un'intervista al Corriere della sera, sottolinea di volere "rassicurazioni vere, e che non c'è stato contatto con i ministeri degli Esteri e della Salute...". Neppure diretti con i vertici di Emergency: "Non abbiamo parlato con Strada - osserva - ma con una ragazza molto gentile, lo dico senza polemica. Avranno tutti tante cose a cui pensare. Però noi vogliamo notizie certe".
Spiega che a suo marito "stavano scadendo i tre mesi di aspettativa dall'ospedale" e che "venerdì sarebbe tornato in Italia" e che quindi "ce l'aveva quasi fatta". La famiglia del medico chiede all'autorità di "avere notizie certe" e di "sapere se passeranno settimane o mesi prima di rivederlo".

Il ministero della Salute Lorenzin ha ribadito più volte che la "situazione sotto controllo". Le procedure per il trasferimento del malato "non comportano alcun rischio per la comunità", ha confermato Gianni Rezza, direttore del Dipartimento malattie infettive dell'Istituto superiore della sanità, "siamo già da tempo pronti a questa evenienza e lo Spallanzani di Roma è attrezzato per gestire al meglio la situazione".
Lorenzin ha detto a un gruppo di giornalisti che l'allarme sul virus non è destinato a salire e ha ricordato che finora sono state 19 le persone evacuate dai Paesi dove si è diffusa l'epidemia, fra queste 9 in Europa (3 in Germania, 2 in Spagna, 2 in Francia, una in Norvegia e una nel Regno Unito). "Ci sono stati molti casi di evacuazione in Europa - ha ribadito - cioè di persone che sono state volontariamente prelevate e portate nei Paesi europei, seguendo procedure delle quali si è testata l'efficacia, anche vedendo gli elementi di difficoltà e di crisi come nel caso spagnolo. Adesso abbiamo la situazione sotto controllo".

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25 novembre 2014
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