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L'Eni “risarcisce” le vittime del Petrolchimico di Priolo (SR) ma senza riconoscere la propria responsabilità

11 maggio 2006

E' stato definito più volte il “triangolo siracusano della morte”. Ci riferiamo al triangolo industriale Priolo-Melilli-Augusta, dove, per fare un solo esempio, nel triennio 2000-2002 i morti a causa di tumore sono aumentati del 7% rispetto al quinquennio 1995-1999.

Dopo tanti anni la Syndial, società del gruppo Eni, ha deciso di “risarcire” alcune famiglie per la nascita di bimbi malformati o per il ricorso all'aborto a causa dell'emissione di sostanze inquinanti dagli impianti del Petrolchimico di Priolo tra il 1991 e il 1993, soprattutto nella zona nord di Siracusa, quella che gravita più a ridosso del polo industriale, pagando 11 milioni di euro.
La somma è stata assegnata a 101 famiglie, le presunte vittime del mercurio, la sostanza che dall'impianto clorosoda dello stabilimento Enichem (oggi Syndial) sarebbe finita in mare e assorbita dai pesci. Attraverso i prodotti ittici destinati al consumo, le sostanze inquinanti avrebbero alterato la catena alimentare provocando le malformazioni.
Sulla vicenda da anni indaga la Procura di Siracusa, mentre la Syndial finora ha sempre negato la correlazione tra il versamento in mare del mercurio e le disfunzioni sui neonati.

Metà degli 11 milioni di euro sono stati corrisposti come risarcimento per i bambini nati malformati e tutt'oggi in vita, mentre l'altra metà è stata erogata a beneficio di famiglie che hanno dovuto fare ricorso all'interruzione volontaria della gravidanza per via dell'accertamento di malformazioni al feto. Sono stati il procuratore capo di Siracusa Roberto Campisi e il sostituto procuratore Maurizio Musco, che coordinano alcune inchieste relative a diverse vicende nella zona industriale siracusana, a rivelare il risarcimento corrisposto dalla Syndial.
I magistrati hanno specificato che in nessuno dei 101 casi, per i quali la Syndial ha deciso di erogare il risarcimento, è stato intentato o formalizzato un giudizio per il riconoscimento del danno. La società ha dunque pagato volontariamente, senza che esistesse alcun provvedimento che la obbligasse, pur ritenendo - hanno chiarito gli inquirenti - che le malformazioni accertate non siano da mettere in relazione con la propria attività industriale.

Diversa invece la tesi della Procura di Siracusa che sta per concludere l'inchiesta sull'inquinamento da mercurio delle acque nella rada di Augusta, avviata tre anni fa. E proprio in relazione a questa inchiesta il procuratore capo Campisi ha detto che "i dirigenti apicali dell'Enichem (oggi Syndial) hanno tenuto una condotta di ampia e leale collaborazione con la procura anche tramite i loro consulenti".
Secondo gli inquirenti il mercurio impiegato nella lavorazione dell'impianto clorosoda dell'Enichem finiva in mare e qui veniva assorbito dai pesci. Ma sull'esistenza di questo nesso di causalità diretta "tra la presenza di alcune sostanze inquinanti, come il mercurio, e alcune tipologie di malformazioni neonatali - ha aggiunto Campisi - la società disconosce una propria responsabilità nella determinazione dei gravi danni a carico di alcuni neonati".

I risarcimenti già erogati oscillano tra un minimo di 15-20 mila euro per le malformazioni più lievi fino a un massimo di oltre un milione di euro per i casi più gravi. Per quantificare gli importi da risarcire, è stato spiegato, la società si è rifatta alle tabelle utilizzate in sede processuale: ciascun risarcimento formalizzato è pari a quello che sarebbe stato determinato nel caso in cui fosse stato avviato un procedimento giudiziario e la società fosse stata condannata al risarcimento.

- Il triangolo della morte (Guidasicilia del 28 Gennaio 2005)

- Mercurio nel pesce e benzina nelle arance (Report del 9 Giugno 2003)

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11 maggio 2006
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