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Ostaggi in Iraq

Emergency fa sapere che i tre ostaggi italiani stanno bene, ma che è ancora lunga la strada delle trattative

13 maggio 2004

C'erano quattro uomini italiani prigionieri di un gruppo di carcerieri iracheni che rispondevano al particolare nome di "Falange Verdi di Maometto".
Questo non ben definito gruppo, ingiustamente, nel nome di Allah,  dichiarava che avrebbe ucciso gli ostaggi se l'Italia non avesse seguito determinate direttive. Il governo italiano, forse non credendo all'efferatezza che questi estremisti potevano raggiungere, hanno risposto che non avrebbero mai potuto tradire la viscerale amicizia che li lega al'Lamerica e le falange verdi per tutta risposta hanno sparato in testa ad uno dei prigionieri. Il prigioniero era Fabrizio Quattrocchi.

A quel punto i familiari dei tre ostaggi rimasti in vita e quelli del defunto, sono scesi in piazza per manifestare tutta la propria volontà di pace, e sono scesi in piazza, seguiti da migliaia di altre persone, senza bandiere politiche e senza chiedere il permesso a nessuno, perché i figli, mariti, fratelli, connazionali sono i nostri e non dei governanti di turno.

L'ultima volta che i tre derelitti sono stati visti in tv, stavano mangiando, e uno di loro, Salvatore Stefio, diceva che se l'Italia avrebbe voluto salva la loro vita dovevano intercedere per la liberazione degli iracheni prigionieri in Kurdistan.
Ma in Kurdistan non ne hanno voluto sapere niente, e il Governo italiano, tranquillizzando tutti con parole quotidiane che recitavano pressappoco così: "Non vi preoccupate, stiamo facendo tutto quello che c'è da fare in queste circostanze.", ha pensato bene di indire il silenzio stampa sul fatto, onde evitare che comunicazioni azzardate portassero complicazioni nelle trattative.

E sono passati tanti giorni, e dei tre italiani prigionieri in Iraq non se ne è saputo più niente.
Per molti sicuramente morti e sepolti.
Si sono avute invece tantissime altre notizie provenienti dall'Iraq, che con la prigionia di Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio non c'entrano nulla, ma che fanno raggelare gli animi se si pensa a quali risposte potranno adottare gli aguzzini iracheni. Il riferimento, ovviamente, è alla scoperta del trattamento che le forze occupanti in Iraq adottano con i prigionieri, torture e maltrattamenti che gli stessi parlamentari del Congresso Americano hanno definito "sadiche e sconvolgenti".

Nella spossante e terribile attesa dei familiari degli ostaggi, la notizia della decapitazione dell'ostaggio americano Nick Berg in Iraq è stata accolta con dolore e preoccupazione. C'è il timore, ed è fondato, che le polemiche politiche su un eventuale coinvolgimento delle truppe italiane nella vicenda delle torture contro i detenuti iracheni possa nuocere ai tre ostaggi italiani, in particolar modo dopo le dichiarazioni di Pina Bruno, la vedova del carabiniere ucciso a Nassiriya, che ha parlato (smentendosi poi successivamente, ma non chiarendo esattamente quale fosse il senso delle prime dichiarazioni) di torture di cui il marito era stato testimone in Iraq.
Angelo Stefio, il padre di Salvatore, è stato anche oggi spesso accanto al suo tricolore in via Saffi, a Cesenatico, rispettando il silenzio stampa. A lui adesso di queste polemiche non interessa più nulla Lui ora aspetta solo la bella notizia.

Va definendosi così un quadro che non fa presagire nulla di buono. Il silenzio stampa voluto dal Governo sembra proprio sia stato un mero mezzo per prendere tempo e non far capire di primo impatto che le istituzioni brancolano nel buio e non sanno che pesci pigliare.
Stamani, però, una mezza buona notizia è arrivata direttamente da uno degli intermediari contattati dalla delegazione umanitaria guidata da Gino Strada, attualmente a Baghdad proprio per tentare di riportare in Italia gli ostaggi.
Maurizio Agliana, Umberto Cupertino e Salvatore Stefio "stanno bene" ma occorre ancora tempo affinchè i sequestratori "prendano decisioni definitive".
L'uomo, secondo quanto riportato dall'agenzia telematica Peacereporter, il cui direttore e membro di Emergency Maso Notarianni è con Strada nella capitale irachena, avrebbe assicurato che i tre italiani "stanno bene e che, a meno di drammatici e imprevisti accadimenti, hanno la vita assicurata". In una corrispondenza da Baghdad, Notarianni racconta l'incontro con l'intermediario, uno dei tanti contattati da Emergency, avvenuto in un "angolo nascosto della capitale".
"Qualcosa si sta muovendo - scrive Peacereporter - i diversi intermediari contattati sembrano emettere dei segnali e ci si fa sapere che i tre italiani stanno bene". Il 'contatto', quindi, "lascia cadere parole significative nel mezzo di discorsi vaghi e che spaziano dalla situazione generale del paese ai racconti della vita nelle città assediate o sotto le bombe". E in questo contesto, dice che "i nostri connazionali stanno bene e che a meno di drammatici e imprevisti accadimenti, hanno la vita assicurata".

Quali siano questi accadimenti non lo dice, o almeno Peacereporter non lo riporta; quel che l'intermediario, però, ribadisce, è che ci vuole ancora tempo prima di arrivare alla liberazione degli ostaggi, anche se si dice ottimista. "Ci chiede di pazientare - scrive ancora Notarianni - ci dice che ancora qualche tempo è necessario perchè chi ha in carico 'i prigionierì (così sono chiamati i tre) prenda decisioni definitive".
Agliana, Cupertino e Stefio, però, sanno che Gino Strada è a Baghdad e sta cercando di liberarli. "Chi detiene gli ostaggi - ha detto l'intermediario a Peacereporter - ha detto loro che vuoi siete qui. Che state facendo il possibile per loro". Dal canto suo Gino Strada ha ribadito al contatto il senso della sua missione. "Vi chiediamo un gesto umanitario - ha detto il fondatore di Emergency - un gesto dall'alto valore umano. Un gesto che possa dire parole forti a chi pensa che con la guerra si possano risolvere i problemi del vostro popolo".

Un mese in mano ai rapitori. La cronologia
9 APRILE - L'agenzia Reuters dà la notizia del rapimento di alcuni italiani in Iraq. Il ministero degli Esteri italiano e i responsabili militari smentiscono.
10 APR - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi visita il contingente italiano a Nassiriya.
13 APR - Quattro italiani sono stati rapiti. Al Jazira mostra un video con le immagini di Fabrizio Quattrocchi, Salvatore Stefio, Umberto Cupertino e Maurizio Agliana. Lavoravano,sembra, come guardie private per la 'Dts Llc Security', con sede in Nevada (Usa). I sequestratori chiedono che il governo italiano ritiri le sue forze dall'Iraq, che Berlusconi presenti scuse ufficiali per le aggressioni contro l'Islam e i musulmani, che il governo italiano liberi i detenuti iracheni.
14 APR - Al Jazira annuncia di aver ricevuto un video con le immagini dell'uccisione di uno degli ostaggi e un proclama delle "Falangi verdi di Maometto". Durante "Porta a porta", il ministro degli Esteri Franco Frattini conferma che l' ucciso è Fabrizio Quattrocchi. Al Jazira decide di non mandare in onda il video perchè "le immagini dell'esecuzione sono orribili".
15 APR - il ministro degli Esteri Frattini rivela che quando i sequestratori gli hanno puntato contro la pistola, Quattrocchi avrebbe gridato:"Ora vi faccio vedere come muore un italiano".
Si diffonde la voce, senza conferme, che i sequestratori avrebbero deciso di eliminare un ostaggio ogni 48 ore.
16 APR - L'ambasciatore Gianni Castellaneta, consigliere diplomatico di palazzo Chigi, va in Iran.
18 APR - Papa Giovanni Paolo II supplica i rapitori "di rendere alle famiglie le persone che sono nelle loro mani". Berlusconi incontra il ministro degli esteri iraniano Kharrazi.
20 APR - La Croce Rossa Italiana riceve il via libera dagli Usa ad attivare, insieme alla Mezzaluna Rossa, un corridoio umanitario e il convoglio della Cri arriva a Falluja.
22 APR - Sono stati pagati dei soldi per il rilascio degli italiani? "Si". Così il governatore della provincia irachena di Dhi Qar, Barbara Contini, risponde a Maurizio Belpietro durante la registrazione dell' 'Antipaticò. Ma poi la Contini precisa di non sapere "niente di riscatti pagati o da pagare".
Frattini ribadisce che il Governo sta facendo "quanto è possibile, necessario e utile" e che la storia del riscatto è "assolutamente fuori dalla realtà".
25 APR - Qualcuno avrebbe risposto "Hallo, hallo" dal cellulare di Cupertino, chiamato dalla fidanzata dall' Italia.
26 APR - Sull'emittente Al Arabiya ricompaiono i tre ostaggi in abiti arabi mentre mangiano. I rapitori lanciano una nuova richiesta: una grande manifestazione contro la presenza militare italiana in Iraq entro 5 giorni, o i tre ostaggi saranno uccisi.
29 APR - Appello del papa per la liberazione degli ostaggi, "a nome del Dio unico". A Roma manifestazione guidata dai parenti degli ostaggi da Castel Sant'Angelo a San Pietro con striscioni arcobaleno della pace.
30 APR - In serata in un messaggio su Al Jazira i rapitori dicono che Cupertino, Agliana e Stefio "stanno bene". Viene chiesta come nuova condizione la liberazione di prigionieri nel kurdistan iracheno.
2 MAGGIO - Uno dei due maggiori gruppi curdi respinge l'ipotesi di uno scambio dei tre ostaggi italiani con membri di un gruppo integralista islamico detenuti dai curdi nell'Iraq del Nord.
3 MAG - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi chiede a tutte le reti il silenzio stampa sulla vicenda degli ostaggi, sia nei telegiornali sia nelle trasmissioni di approfondimento.
5 MAG - Arriva a Baghdad il fondatore di Emergency Gino Strada, alla guida di una delegazione umanitaria per cercare una nuova via per la liberazione degli ostaggi.
10 MAG - Le famiglie dei tre ostaggi annunciano un prossimo messaggio ai rapitori, simultaneamente tradotto in arabo, per conoscere le condizioni dei loro parenti e tentare di capire se vi sono decisioni per la loro liberazione.

- Abbiamo perso la guerra, di William Rivers Pitt

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13 maggio 2004
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