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Quando la mafia perde. Condanne e sentenze per i processi ''Gran Secco'' e ''Peronospora II''

24 febbraio 2006

Ventuno condanne per il processo ''Peronospora II''
Il giudice delle udienze preliminari di Palermo, Marco Mazzeo, ha condannato con rito abbreviato, a pene varianti tra i due e i dieci anni di carcere 21 dei 25 imputati del procedimento scaturito dall'operazione antimafia ''Peronospora II'', con cui, il 29 aprile del 2004, fu scompaginata la famiglia mafiosa di Marsala.
La pena più severa (dieci anni), il gup Mazzeo l'ha inflitta a Luigi Adamo. Nove anni ciascuno, invece, sono stati inflitti a Natale Bonafede e Andrea Mangiaracina, rispettivamente a capo delle famiglie mafiose di Marsala e Mazara. Tra gli altri condannati, anche Vincenzo Giglio (otto anni e 10 mesi), Ignazio Lombardo (8 anni), Pietro Maniscalco (7 anni e mezzo), Angelo Galfano (7 anni), Giovanni Indelicato (6 anni), Pasquale Marceca (4 anni e 8 mesi), Maurizio Vincenzo Errera (4 anni e mezzo), Piero Genna (4 anni), Mario Sucamele (4 anni) e i coniugi Vita Alagna e Vittorio Bellucci (2 anni ciascuno), accusati di aver riciclato denaro della mafia nell'acquisto della discoteca Octopus.

Sono stati, invece, assolti Antonino Bonafede, anziano pastore padre di Natale Bonafede, Rocco Ferlisi, Domenico Zerilli e Davide Angelo Mannirà. Quest'ultimo tutt'ora indagato con l'accusa di essere stato il trait d'union tra i vertici della famiglia mafiosa marsalese e l'ex assessore regionale alla Presidenza David Costa, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa.
Lo scorso 14 novembre, al termine della requisitoria, i pubblici ministeri Massimo Russo e Roberto Piscitello avevano chiesto la condanna di tutti gli imputati a complessivi 240 anni di carcere. I reati contestati andavano dall'associazione mafiosa all'estorsione, dall'incendio all'intestazione fittizia di beni e al traffico di droga nonché la gestione illegale dei video-poker. [La Sicilia]


La sentenza del processo ''Gran Secco''

Quattro condanne ed un'assoluzione sono emesse da parte del collegio giudicante presso il Tribunale di Enna, composto dal presidente David Salvucci, dai giudici a latere Lorenzo Audisio ed Elisabetta Mazza, nel processo di mafia ''Gran Secco''.
Il maggiore imputato, l'avvocato penalista Raffaele Bevilacqua di Barrafranca, accusato di essere al vertice della cosca ennese e in contatto col boss latitante Bernardo Provenzano, è stato condannato a tredici anni e sette mesi di reclusione, interdizione in perpetuo dai pubblici uffici e cinque anni di sorveglianza vigilata, Il commerciante Totuccio Bonfirrario e l'ex funzionario della Coreco, Benedetto Prizzi, sono stati condannati a 3 anni e sei mesi di reclusione, interdetti dai pubblici uffici per cinque anni e libertà vigilata per un anno; due anni e sei mesi di reclusione per Jerry Gesualdo, accusato di concorso in associazione mafiosa, mentre Giuseppe Bevilacqua, figlio di Raffaele , è stato assolto dall'accusa di concorso in associazione mafiosa.

Il pm Roberto Condorelli aveva chiesto complessivamente condanne per 48 anni e 9 mesi, di cui 26 anni e 6 mesi per l'avvocato Bevilacqua. Nelle ultime due udienze gli avvocati difensori hanno cercato con la loro memoria difensiva di ribaltare le accuse nei confronti degli imputati, ritenendoli vittime, specie per quanto riguarda l'avvocato Bevilacqua, di dichiarazioni concertate da parte dei collaboratori di giustizia, che, nei vari processi in cui sono stati chiamati, hanno continuato a dichiarare l'appartenenza alla famiglia mafiosa dell'avvocato Bevilacqua, ma senza prove concrete.
Nell'intervallo tra l'ultima udienza e quella di ieri c'è stata, tra il 2 e 3 febbraio, la seconda edizione dell'operazione ''Gran Secco'' con l'emissione di cinque ordini di custodia cautelare nei confronti di Raffaele Bevilacqua, di Filippo Milano, dei fratelli Francesco e Filippo La Rocca e di Alfio Mirabile.
I cinque sono stati accusati di essere i responsabili dell'omicidio di Domenico Calcagno, avvenuto a Valguarnera, ed anche di estorsioni nei confronti dell'Ira Costruzioni che operava nel territorio di Barrafranca. [ViviEnna.it]

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24 febbraio 2006
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