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Umiliati e torturati

E' per l'esportazione di questa democrazia che l'America ha dichiarato guerra all'Iraq?

04 maggio 2004

Dal sito www.aljazira.it, le storie di chi le torture degli americani in Iraq le ha viste e vissute.
NB: Aljazira.it non ha alcun rapporto con l'emittente satellitare Aljazeera, ma è un sito creato da volontari aperto alla collaborazione - a titolo gratuito - di chiunque, purché animato dal desiderio di contribuire ad una migliore conoscenza in Italia del mondo arabo-islamico, soprattutto a partire da un esame delle fonti in lingua araba.

La tortura dei prigionieri iracheni. Una storia che si ripete.      
di Munir al-Jaludi
Prigionieri legati, incappucciati e minacciati di scariche elettriche, uomini nudi circondati da donne soldato che li insultano e li deridono. Soldati americani che si mettono in posa calpestando iracheni ammucchiati a piramide con il corpo pieno di scritte offensive in inglese. In più di una foto i prigionieri maschi sono messi in posa simulando atti sessuali fra loro; in una foto un cane attacca un prigioniero. Un traduttore viene istigato o costretto a violentare un ragazzo prigioniero e una donna scatta la foto, ridendo...
Numerosi detenuti ci raccontano numerose immagini di ciò a cui sono stati sottoposti, torture e umiliazioni, per mano delle forze di occupazione. Il dott. Muthna al-Zawbai, docente universitario, di 34 anni, ci racconta che ciò che hanno trasmesso gli schermi dei canali satellitari nei giorni scorsi non rappresenta che solo una parte della verità. E menziona che quando fu arrestato venne messo in una buca dove rimase, bendato, per tre giorni, al freddo. Racconta inoltre che gli veniva dato, a lui e agli altri detenuti, cibo scaduto e che venivano denudati e costretti a liberarsi dei propri bisogni di fronte a tutti.

Storie simili sono state raccontate anche da altri detenuti. Ahmad Mohammad, 27 anni, dice che le forze di occupazione lo hanno legato, coperto la testa, e lasciato in piedi per 4 giorni, vietandogli di dormire, di sedersi o di andare al bagno. Il giorno della Festa del Sacrificio, lui ed altri detenuti si sono ribellati e i soldati americani hanno aperto il fuoco uccidendo sei e ferendo decine, fra cui Ahmad che ci ha mostrato i segni di due colpi di arma da fuoco alla spalla e alla vita.

Il giorno in cui è stato rilasciato, il 10 aprile, si è rivolto alla direzione della prigione per chiedere la restituzione di 4 milioni di dinari iracheni, due macchine e alcuni gioielli che gli furono confiscati il giorno dell'arresto ma venne respinto e gli fu chiaramente detto che i soldati che lo avevano arrestato lo avevano derubato.

Altre storie le racconta Sahib al-Baz, fotografo presso l'ufficio di Aljazira a Baghdad che fu arrestato nel corso dello scorso mese di Ramadan dopo aver documentato fotograficamente alcuni eventi nella periferia della città di Samarra e che poi venne rilasciato dopo 75 giorni. Quando vennero a sapere che lavorava per conto di Aljazira, gli hanno detto "Tu sei di Aljazira che sostiene il terrorismo"!

Dice Sahib che i soldati lo hanno legato, gli hanno coperto la testa - come fanno con gli altri detenuti - poi lo hanno condotto alla prigione di Abu Ghreb dove l'hanno obbligato a rimanere tre giorni in piedi, colpendolo ogni tanto. Sahib non è stato accusato di nulla e non fu interrogato. Ed era usuale che venisse, lui o qualsiasi altro detenuto, spogliato di fronte ai suoi compagni e alle soldatesse americane. In numerosi casi venivano portati loro indumenti intimi femminili e venivano obbligati ad indossarli mentre i soldati americani ridevano e fotografavano.

Sahib ha negato che le operazioni di tortura venissero svolte in maniera individuale o alle spalle della direzione della prigione. E ha assicurato che era la stessa direzione a supervisionare queste operazioni visto che alcuni soldati trattavano gentilmente i detenuti fin quando non arrivava qualche responsabile e allora facevano "i duri".  Ed ha anche assicurato che fotografare le operazioni di tortura era una pratica abitudinale al punto che sceglievano la foto più umiliante per includerla nel fascicolo relativo al detenuto sul computer.

Sahib ha parlato di numerose forme di tortura e di umiliazione fra cui per esempio il fatto che i responsabili della prigione abbiano obbligato un detenuto non fumatore a fumare due pacchetti di sigarette, sigaretta dopo l'altra, con le mani legate. Un altro metodo consisteva nel rovesciare sul corpo del detenuto un grande secchio di acqua fredda per poi lasciare i cani leccare e mordere il su corpo per un pò di tempo. A mezzanotte di ogni notte portavano un detenuto e lo torturavano fin quando non si elevavano le sue grida affinché lo sentissero tutti gli altri, nel quadro di una tattica di pressione psicologica.

Sahib racconta che la storia che più lo impressionò era quella di un uomo e di suo figlio, che aveva tra i 14 e i 15 anni. Entrambi furono portati davanti alla cella di Sahib, con la testa coperta. Furono entrambi spogliati e i soldati cominciarono a picchiare duramente il ragazzino prima di bagnarlo con uno secchio di acqua fredda. Dopodi che hanno tolto loro i cappucci: l'uomo rimase sconvolto e distrutto nel vedere suo figlio in quello stato. Il ragazzino invece abbassò lo sguardo verso terra, umiliato nel vedere suo padre nudo. Dopo un pò di tempo il ragazzino fu riportato in cella e suo padre fu obbligato a rimanere tre giorni in piedi senza che gli venisse consentito di muoversi.

Gran parte di quelli che mi hanno raccontato le loro storie giurarono sulla veridicità dei loro racconti. Ma non sembra che sia necessario visto che le foto trasmesse dai canali satellitari dimostrano che cose simili e anche peggiori sono possibili quando la personalità dell'essere umano risulta distorta. E come ha detto uno di quelli intervistati da Aljazeera.net non è strano che chi bombarda le case dei civili con le più moderne e micidiali armi, uccidendo donne e bambini,  commetta simili pratiche nei confronti dei detenuti.
Tratto da Aljazeera.net, 02.04.2004
tradotto da Sherif El Sebaie

Fonte: Aljazira.it

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04 maggio 2004
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