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Un indole malvagia e senza pietà

Convalidato il fermo di Veronica Panarello. Per il gip è stata lei ad uccidere suo figlio, il piccolo Loris Stival

13 dicembre 2014

Una "ricostruzione compatibile", con l'auto di Veronica Panarello che "passa per due volte nella strada del Mulino Vecchio", nella zona dove è poi trovato il corpo di Loris. Ma soprattutto "non si è trovata dove ha detto di essere, risultando altrove".
Sono le presunte 'bugie' di Veronica Panarello a convincere il gip di Ragusa, Claudio Maggioni, a convalidare il fermo e ad emettere un'ordinanza di custodia cautelare in carcere per la mamma del bambino di 8 anni ucciso il 29 novembre scorso a Santa Croce Camerina.
L'avrebbe strangolato con fascette di plastica e poi avrebbe buttato il corpo nel canalone accanto al Mulino Vecchio.

Un passaggio, nella zona del luogo del ritrovamento, che lei ha sempre smentito, quella sulla strada poderale che lo fiancheggia. Ma che nell'ordinanza 'raddoppia': sono due i momenti in cui le telecamere di un'area di servizio e di un'azienda privata la inquadrano. La prima volta, intorno alle 08.30 e la seconda tra le 09.25 e le 09.36. In questa seconda ripresa manca 6 minuti dalle telecamere: un 'buco' video e temporale che, secondo i magistrati, potrebbe stato utile a andare nel canalone, gettare il corpo del figlio e andare via. Lei ha sempre negato, ma il gip ha ritenuto attendibile la ricostruzione fatta dalla Procura di Ragusa, supportata dalle indagini di polizia e carabinieri.
Sarebbe stata lei, dopo avere lasciato Loris a casa, che rientra nel palazzo senza salire in auto, ad accompagnare alla ludoteca il figlio più piccolo e poi tornata a casa a strangolare con una fascetta il bambino, portando il corpo nel luogo del ritrovamento. Si è recata quindi a Donnafugata per partecipare a un corso di cucina e infine va a scuola a 'fare finta' di prendere Loris, denunciandone la scomparsa. Per la Procura e il gip resta oscuro il mistero, ma l'unica indiziata dell'omicidio, al momento, è soltanto lei.
Ecco uno stralcio della ricostruzione del gip Maggioni: Veronica Panarello ha "avuto il tempo e l'occasione per uccidere il figlio strangolandolo", presumibilmente, con una fascetta stringicavo in plastica della "quale aveva disponibilità. Poi ha "avuto tempo e occasione per gettare il corpo esamine del piccolo Loris nel canale di scolo dove è stato trovato" nel pomeriggio del 29 novembre scorso.  Maggioni sottolinea la "cinica condotta tenuta" da Veronica Panarello e la "evidente volontà di volere infliggere alla vittima sofferenze", con "un'azione efferata, rivelatrice di un'indole malvagia e prima del più elementare senso d'umana pietà".

"Ne prendiamo atto, la studieremo (la decisione del Gip, ndr) e poi presenteremo ricorso al Tribunale del riesame di Catania". Queste le parole del legale di Veronica Panarello, l’avvocato Francesco Villardita.
Per la Procura la linea è già chiara: "La donna ha mentito su spostamenti e orari, e ha mantenuto la stessa linea di condotta anche davanti alle contestazioni". Una tesi condivisa dal gip. La difesa la chiama "coerenza e chiarezza". Una chiarezza, che secondo il legale della  Panarello, mancherebbe nei filmati, piene di "ombre e sagome, con poche certezze".
La Procura ha vagliato le 'bugie' di Veronica, ma anche certe sue improvvise 'aperture' a sorpresa: come quando consegnando le fascette bianche di plastica alle maestre di Loris due giorni dopo il ritrovamento del corpo. È un elemento nuovo e la chiama in causa. Ma è lei a dare il via agli accertamenti che permetteranno di accertare causa ed effetto nell'omicidio del figlio: strangolato con fascette compatibili con quelle che lei aveva in casa.
Si sgonfia invece il 'giallo' del cellulare segreto che Veronica avrebbe confessato alla sorella Antonella, dopo il delitto, di avere nascosto. Era in uso a un'amica trentenne alla quale la mamma di Loris lo aveva prestato, perché il suo si era rotto. È la stessa trentenne a rivelare che nello smartphone "c'erano foto e video di Loris, e tutte le cose di cui una mamma è orgogliosa". L'apparato, consegnato a polizia e carabinieri, è stato già controllato e non è risultato contenere elementi utili alle indagini.

Dalle prime perizie medico-legali, consegnate alla procura di Ragusa, esce intanto esclusa l'ipotesi di violenze sessuali sul bambino; Loris, a quanto risulta, non ne avrebbe subite né il giorno dell'omicidio, né in precedenza. Intanto, non sarà restituita prima dell'inizio della prossima settimana alla sua famiglia la salma di Loris, come si apprende da fonti della Procura di Ragusa che sottolineano come "siano ancora in corso gli ultimi esami medico-legali".
Il delitto resta con temi ancora sospesi: primo tra tutti il movente. Incertezze che, forse, possono essere spiegate con la personalità della donna e il suo passato, tra delusioni affettive e tentativi di suicidi per chiedere attenzione. Ipotesi, ovviamente. Ma i magistrati vogliono fare chiarezza fino in fondo. Anche nel giorno dell'attesa della decisione del gip, la Procura ha coordinato indagini e incontri investigativi, perché, spiegano, "l'inchiesta non si ferma con la decisione del gip".

C’è però, chi ancora difende Veronica Panarello e non ha dubbi sulla sua innocenza. "Veronica non è un mostro. Non è cattiva. Anzi. È sempre stata buona, dolce e affettuosa": lo afferma Tiffany Branda, migliore amica della Panarello, nell'intervista rilasciata al programma di Rete 4  "Quarto Grado". "Ero in classe con lei fino alla quinta elementare. Era affettuosa... anche perché era la più piccola, fisicamente gracilina" spiega la donna. "Aveva problematiche familiari: il papà camionista non c'era mai, altri fratelli erano più grandi, la nonna in casa... Però era una famiglia calorosa". Tiffany prosegue raccontando il momento in cui, alle elementari, Veronica era stata sul punto di buttarsi dalla finestra dell'aula scolastica: "Come hanno detto, ha provato a suicidarsi. Da piccola, tra la terza e la quarta elementare, ha provato a buttarsi dalla finestra. Eravamo tutti seduti tranquilli... la maestra forse l'aveva ripresa, perché si chiacchierava tra amichette e, di punto in bianco, è scattata dalla sedia: ha aperto la finestra e voleva buttarsi giù. La vedevi, non era lucida. Aveva lo sguardo impaurito e vitreo... L'indomani è venuta a scuola normalmente. Le chiedevano cosa fosse successo e lei rispondeva 'No, niente... avevo bisogno di prendere aria'" prosegue la nota. "L'ho vista in televisione e mi è sembrato proprio di rivederla in quelle giornate lì, in cui voleva buttarsi dalla finestra. Mi sembra strano che sia stata capace di uccidere un bambino che ha portato in grembo nove mesi".
Anche secondo il medico curante di Veronica Panarello, la donna non è colpevole dell’omicidio del bambino. "Per quello che l'ho potuta conoscere, non credo l'abbia ammazzato lei. Non mi sembra una donna capace di fare queste cose. E poi con quella freddezza. È difficile che non abbia mai dato segni di squilibrio". Queste le parole del dottor Giuseppe Brullo, anch’esso  intervistato dall'inviato di "Quarto Grado".
"Mi è sembrata una persona normale. Normalissima e lucida. Una mamma molto attaccata ai figli. Non mi ha mai dato l'impressione di essere una persona debole di mente, né mi ha mai chiesto farmaci di tipo psichiatrico", ha spiegato ancora il dottore.

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it]

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13 dicembre 2014
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