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Una questione di giustizia

Assunti dalla Regione siciliana 13 testimoni di giustizia. Altri 35 saranno assunti in occasione dell'anniversario della strage di Capaci

10 aprile 2015

Tredici testimoni di giustizia assunti dalla Regione siciliana. Un caso unico in Italia. I contratti di lavoro sono stati firmati ieri mattina a Palazzo d'Orleans, dal governatore Rosario Crocetta che non ha trattenuto le lacrime. Altri 35 testimoni di giustizia saranno assunti in occasione dell'anniversario della strage di Capaci. L'assunzione nell'amministrazione regionale è stata possibile grazie alla legge regionale approvata dall'Assemblea regionale siciliana lo scorso anno.
"La Sicilia - ha detto Crocetta - è la sola regione in Italia e in Europa ad avere una legge sui testimoni di giustizia. Faccio un appello allo Stato e alle altre regioni perché seguano il nostro esempio".

Alcuni testimoni di giustizia lavoreranno in Sicilia, altri nei luoghi dove vivono in amministrazioni diverse da quella della Regione ma comunque pagati dalla Sicilia. Crocetta si è presentato ai cronisti a Palazzo d'Orleans assieme a due testimoni di giustizia col volto coperto da passamontagna: Piera Aiello e Giovanni Carini. Con loro anche il responsabile dell'Associazione nazionale dei testimoni di giustizia Ignazio Cutrò. In Italia le persone sotto protezione sono 180. "Oggi si è fatta la storia, oggi la mafia ha perso", ha detto l’imprenditore di Bivona che più volte ha dovuto denunciare come lo Stato abbia abbondonato i testimoni di giustizia (LEGGI).

Tra i 13 testimoni di giustizia assunti dalla Regione c'è anche Piera Aiello, cognata di Rita Atria, la giovane che si dissociò dalla sua famiglia mafiosa e che si suicidò dopo l'omicidio di Paolo Borsellino, divenuto una sorta di secondo padre avendola accompagnata nella difficile scelta di abbandonare la sua terra.
Piera Aiello si è presentata ai cronisti con il volto coperto da un turbante che ha poi tolto. La donna vive lontano dalla Sicilia da 25 anni, da quando decise di ribellarsi al contesto mafioso in cui viveva, dopo avere sposato il figlio di un boss, portando con sé la cognata Rita.

"Ricordo perfettamente quando Paolo Borsellino mi disse guardandomi negli occhi 'Piera, prendi la Sicilia, la strappi e la butti nel cestino'. Ma io in questi anni ho raccolto i pezzi. Sono stanca di vivere da 'latitante'. Voglio tornare nella mia terra, anche a costo di essere uccisa", ha detto.
Piera Aiello è madre di tre figli. "Mi sento una maratoneta che arriva al traguardo e non ha neppure la forza di dire una sola parola - ha aggiunto - Al testimone di giustizia è stata tolta la dignità e la libertà. La firma di questo contratto di lavoro è un modo per riacquistare la libertà perduta. Dopo 25 anni di 'latitanza' merito la scorta. Perché voglio lavorare qui in Sicilia e tornare al mio paese".

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10 aprile 2015
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