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La Tonnara di Scopello

Splendida natura e pregevole archeologia industriale in un luogo pregno di storia

15 settembre 2017
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Scopello è un bellissimo borgo marinaro a pochi chilometri da Castellammare del Golfo (TP), sorto attorno ad un baglio settecentesco, circondato da poche case e da un abbeveratoio, che si affaccia sulla piazza centrale del paese. La cucina tradizionale di Scopello a base di pesce fresco e di prodotti agricoli locali, le ceramiche artistiche e le tante manifestazioni che animano il borgo, attirano ogni anno migliaia di turisti provenienti da tutt'Italia ed Europa che puntualmente rimangono incantati dalla bellezza dei suoi litorali rocciosi e dei fondali marini.

I Faraglioni di Scopello

Dalle limpide acque del suo mare, si elevano irti e ricoperti di vegetazione i faraglioni proprio di fronte alla splendida insenatura dove si trova la tonnara che, inutilizzata per diversi anni, è oggi una struttura ricettiva. All'interno del complesso sorgono 14 unità abitative immerse nella natura, che vengono locate nel rispetto della loro originaria storia.

La Tonnara di Scopello è oggi una struttura ricettiva

All'interno del complesso monumentale si trova il museo della Tonnara di Scopello dove è possibile osservare gli strumenti necessari per la pesca del tonno, i magazzini che ospitano ancora le imbarcazioni originali e i fabbricati dove veniva lavorato il tonno dopo la mattanza.

Il museo della Tonnara di Scopello

L'ingresso al complesso monumentale della Tonnara di Scopello, previo pagamento di un biglietto, permette la fruizione degli spazi comuni del bene storico. Al fine di preservare il sito, è consentito un numero massimo di accessi giornalieri.

Il complesso monumentale della Tonnara di Scopello

La struttura è sovrastata, in un bellissimo scenario di mare e rocce, da due torri, una ubicata su un piccolo promontorio, risalente alla fine del 1500 e progettata dall'ingegnere fiorentino Camillo Camilliani, l'altra duecentesca, di cui rimangono pochi ruderi, abbarbicata ad un'aspra roccia.

Il borgo marinaro di Scopello

Più su, verso la cima del monte Sparagio (1200mt), per gli appassionati di trekking e di passeggiate all'aria aperta c'è il bosco di Scopello, un tempo dimora di cervi, lupi e cinghiali e teatro delle cruente battute di caccia del sovrano delle due Sicilie Ferdinando III di Borbone, che lo elesse a rango di riserva reale.

Gli edifici della tonnara di Scopello. Davanti una fila di antiche ancore

All'interno della Tonnara di Scopello un Diving Center che consente di effettuare escursioni subacquee lungo un percorso archeologico prestabilito.

Immergendosi, proprio nella zona dei faraglioni, a circa 4 metri di profondità è possibile ammirare uno splendido pianoro ricoperto interamente da rigogliose posidonie, ciottoli e massi, mentre muovendosi in direzione nord-ovest si può raggiungere un canalone posto tra i due faraglioni dove si rimane colpiti da una spettacolare grotta sommersa rivestita di astroides, madrepore, spugne, corallo e dove hanno trovato il loro habitat naturale le stelle marine, i ricci, gli spirografi e gli anemoni.

Veduta dei faraglioni di Scopello

Scendendo ancora a circa 18 metri di profondità uno spettacolo mozzafiato fatto di gorgonie gialle, spugne, coralli, anemoni si presenta agli occhi dei sub. Il paesaggio è ricco di anfratti e piccole grotte divenute l'abitazione di gronchi, murene, polpi, ricci, gamberi e stelle marine.

Ancora più in profondità si trovano prati di posidonie alternati con chiazze di sabbia. In questo tratto sono stati ritrovati in passato numerosi reperti archeologici.

Pillole di storia

Veduta aerea di Scopello

Nel territorio di Scopello sorgeva la mitica città di Cetaria (terra dei tonni), citata nelle opere del geografo greco Tolomeo e dello scrittore latino Plinio per l'eccezionale abbondanza di tonni esistente nel suo mare.

Il nome Scopello deriverebbe dal greco "scopelos" che significa scoglio, dal latino "scopellum", mentre gli arabi la chiamarono "iscubul iactus" (scoglio alto) e ristrutturarono la tonnara, una volta distrutta la città di Cetaria. Il primo documento in cui la tonnara venne ufficialmente citata però, risale al XV secolo.

Nel 1560 divenne proprietà dei Gesuiti, ma dopo il decreto del 17 giugno del 1860 di Giuseppe Garibaldi che sciolse il suddetto ordine, tornò di proprietà del Demanio del nuovo Regno di Italia e venne venduta in un asta pubblica ad un certo Francesco Incagnone nel 1874.

Mattanza nel mare di Scopello

Come abbiamo già detto, non è più in attività perchè la pesca del tonno in questa zona non è più economicamente vantaggiosa ma rimane pur sempre un mirabile esempio di archeologia industriale. Tutto infatti, è rimasto efficiente come un tempo dal complesso ai magazzini, dal baglio alle abitazioni, dalle barche alle reti.

Mattanza a Scopello

Nel Golfo di Castellammare esistevano ben quattro tonnare che ai tempi davano lavoro a circa 300 operai nelle quali, ogni anno, venivano pescati in media 6 mila tonni. La Tonnara di Scopello, come quella di Castellammare, era una tonnara di 'corsu' o 'tunnara a lu ddrittu', in quanto aveva come scopo di catturare i tonni provenienti da levante che, nei mesi di Aprile-Giugno, procedevano lungo la costa per depositare le uova.

Antiche ancore della Tonnara di Scopello
Foto di Enzo Rippa - Opera propria, CC BY-SA 4.0

Un complesso di reti sbarravano, in posti precisi della costa il passaggio ai tonni che in quelle acque arrivavano per depositare le uova e riprodursi. In tale sbarramento si potevano distinguere due parti: la 'cura' (coda) o costa o pedale e 'l'isula'. Il primo aveva una lunghezza di 1200 metri circa ed era posto in direzione nord, nord-est perpendicolarmente all'isola. I tonni così risalivano le reti del 'pedale' fino all'isola, dove entravano nella 'bocca', apposita apertura dalla quale passavano da una 'camera' all'altra fino ad arrivare in quella dove avveniva la "mattanza" cioè l'uccisione.

La pesca del tonno (La mattanza a Favignana), Antonino Leto - 1887 | Olio su tela, 96 × 188 cm

Man mano che i tonni procedevano nelle varie 'camere', la loro presenza veniva segnalata dai marinai di guardia e dalle vibrazioni di apposite lenze verticali. Arrivati nella 'camera della morte' i marinai iniziavano a sollevare il 'coppo' cioè la grande rete di fondo. I tonni spinti così, in superficie dal graduale alzarsi della rete di fondo e intrappolati venivano agganciati dai marinai provvisti di 'uncini', arpioni e 'crocchi' e issati a bordo delle barche dove morivano asfissiati.

A guidare la mattanza era il rais e i marinai durante le varie fasi della pesca intonavano dei canti detti 'cialome', con lo scopo di sincronizzare i movimenti collettivi ed accrescere la loro resistenza alla fatica.

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